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Le 2 facce del web: da baby sitter per bimbi a 'droga' per teenager

09 febbraio 2016 | 16.35
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Internet come una specie di Giano bifronte: una baby sitter per tenere tranquilli i più piccini e una irresistibile 'droga' per gli adolescenti. Con un comune denominatore: l'assenza dei genitori. "Più passa il tempo e più ci rendiamo conto che, al netto di forme di ritiro sociale e abbandono scolastico che pure ci sono, oggi il rapporto dei giovanissimi con il web è strettamente legato a nuove forme di assenza genitoriale: Internet viene usato non per stare con i figli, ma come baby sitter fin da quando questi sono molto piccoli. Quando poi diventano adolescenti, si cerca con loro un rapporto che però non è stato mai costruito e che in quel momento i ragazzi non vogliono". Parola di Federico Tonioni, responsabile dell'Area delle dipendenza da sostanze e delle dipendenze comportamentali del Policlinico Gemelli di Roma ed esperto in Internet-dipendenza, che analizza il rapporto tra i giovanissimi e la rete in occasione del Safer Internet Day.

"Sono stato fra i primi a occuparmi di Internet-dipendenza e ragazzi - ricorda Tonioni all'AdnKronos Salute, che nell'ambulatorio per la dipendenza da Internet del Gemelli (ora divenuto un Centro multidisciplinare che mette insieme psichiatria, neuropsichiatria infantile e pediatria), dal 2009 al 2015 ha registrato circa 1.300 prime visite legate proprio a questo fenomeno - e ormai posso dire che il problema ha radici antiche: non voglio colpevolizzare i genitori, ma è un fatto che il web viene usato sempre più spesso come una 'tata' per i bimbi piccoli, che con un tablet in mano non si vedono e non si sentono, magari mentre siamo a cena fuori".

"Oltretutto - prosegue - i bimbi quando ci guardano ci vedono sempre con un telefonino in mano, e interiorizzano questo nostro rapporto con i device. Ebbene, bisogna dirlo con chiarezza: non è vero che i bimbi non hanno bisogno di stare con i genitori. Da piccoli per loro questo è fondamentale: le App diventano un premio di 'consolazione'. Il fatto è che poi, se imparano a fare a meno di noi, è difficile costruire questo rapporto nell'adolescenza, quando è fisiologico che vogliano allontanarsi e che preferiscano i coetanei".

Insomma, per l'esperto Internet non è colpevole. "Il problema è l'uso che facciamo della Rete e delle App con i nostri figli, fin da piccolissimi. E non invito certo a vietare i tablet - puntualizza Tonioni - ma piuttosto a condividerli e a non usarli come se fossero baby sitter. Molto spesso arrivano da noi genitori in crisi perché i figli alle medie o alle superiori si isolano e passano la giornata incollati alle chat. A parte il fatto che a preoccupare non deve tanto essere il tempo trascorso online, quanto l'isolamento sociale, cioè se il ragazzo si chiude e allontana all'improvviso amici e compagni di scuola. Ricordiamoci che qualche decennio fa gli scontri c'erano per le telefonate chilometriche".

"Prima di allarmarsi per una presunta dipendenza da Internet - raccomanda lo specialista - ogni genitore dovrebbe guardarsi dentro e capire perché non ha voglia di stare con figli, o non l'aveva quando questi erano piccoli. Questo atteggiamento viene percepito dai bimbi, e quando poi i figli sono adolescenti non stupisce che si fatichi a trovare una condivisione".

Discorso diverso "quello del gaming e la passione per i giochi sparatutto, che a volte rischia di assorbire e diventa un veicolo di sfogo per l'aggressività".

Per lo psichiatra la ricetta anti-dipendenza dal web passa attraverso un elemento chiave: "Trascorrere più tempo con i figli, rilassarsi giocando con loro o semplicemente guardandoli. Ne hanno bisogno, specie da piccoli. Invece siamo a una precocizzazione dell'infanzia e a una infantilizzazione dell'adolescenza: i piccoli ci sembrano abbastanza grandi da stare da soli col tablet, i grandi troppo piccoli per fare scelte autonome. Ebbene, non è così".

"Internet è uno strumento e non una balia o un sostituto della comunicazione emotiva - prosegue Tonioni - Solo stando insieme davvero si possono affrontare poi temi come le brutte figure, la vergogna, il bullismo, il fascino e la sfida della morte, che sono tanto sensibili per i teenager. E se il web e il cyberbullismo possono fare paure, è bene ricordare che questo fenomeno è reale quando una vittima si sente perseguitata. E l'isolamento aumenta la vulnerabilità".

"E' solo guardando i nostri bambini, passando del tempo vero con loro, che impariamo a conoscere i nostri figli. Così, quando saranno grandi potremo seguirli a distanza, dando loro fiducia: in questo modo potranno crescere davvero e riusciranno a meravigliarci. Non facciamoci sostituire da Internet, ma condividiamo con i figli il nostro (poco) tempo", conclude l'esperto.

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