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Violenza sulle donne, gli esperti della contraccezione chiedono più centri e spazi dedicati

25 novembre 2014 | 12.22
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(Infophoto)
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(Adnkronos Salute) - "Negli ultimi anni in Italia sono nati molti nuovi centri dedicati all'assistenza e all'accoglienza delle donne maltrattate o vittime di stupro, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Medici e Istituzioni devono continuare a lavorare a braccetto, affinché i punti di riferimento per le vittime di violenza siano sempre più numerosi sul territorio e in grado di offrire un'assistenza a 360 gradi". Auspica un'assistenza "sempre più mirata", con più centri antiviolenza e spazi ad hoc, la Società italiana della contraccezione, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne che si celebra oggi. La Sic si impegna inoltre a diffondere tra i giovanissimi una "cultura del rispetto".

"Nei pronto soccorso - afferma Annibale Volpe, past president della società scientifica - molti medici hanno fatto corsi di formazione specifica per imparare a trattare, anche giuridicamente, i casi di violenza sessuale e domestica". Tuttavia "occorrono dei locali ad hoc con specialisti dedicati - avverte l'esperto - sia per consentire alle pazienti la privacy che episodi violenti di questo tipo impongono, sia per offrire il giusto approccio multidisciplinare alla paziente che spesso manca nei pronto soccorso per questioni di tempo".

Inoltre, aggiunge il ginecologo, "i centri antiviolenza devono essere in grado, qualora ci si trovi di fronte ad abusi di natura sessuale, di offrire il corretto supporto di intercezione postcoitale (spirale oppure pillola del giorno dopo), per garantire alle donne che lo richiedano di non imbattersi in una gravidanza assolutamente indesiderata".

Oltre al 'nodo' assistenza, la Sic pone l'accento anche sulla "fondamentale importanza" dell'educazione. "La maggior parte dei casi di violenza con cui quotidianamente entriamo in contatto - osserva Anna Grasso, della Ginecologia e Ostetricia dell'università di Modena e membro Sic - riguardano donne straniere con cui è estremamente difficile comunicare, per motivi sia linguistici che motivi culturali".

Ma "il diritto all'integrità fisica della persona non può essere modificato a seconda della cultura del Paese di provenienza - sottolinea l'esperta - Anzi, deve essere sempre più alla base di questa società cosmopolita verso la quale tendiamo. E' dunque compito di tutta la società far in modo che diventi un valore comune".

Affinché questo accada, conclude Grasso, "è necessario puntare sulle nuove leve e portare nelle scuole, fin dalle elementari, non solo l'educazione sessuale, ma anche l'educazione al rispetto del sé: spieghiamo alle bambine che sono esseri senzienti, dignitosi e portatrici di diritti inviolabili. E' dovere di noi ginecologi muoverci per primi. Non sempre le donne straniere hanno gli strumenti e le possibilità per chiedere aiuto, ed è dunque parte integrante del nostro compito di medici andar loro fisicamente incontro per raccoglierne le esperienze e offrir loro il nostro sostegno".

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