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Salute: Twitter ricetta giusta per medici, più preparati a domande pazienti

14 febbraio 2015 | 18.25
LETTURA: 3 minuti

Il pianeta social può essere molto utile soprattutto ai camici bianchi. In particolare, i cinguettii da 140 caratteri possono aiutare i dottori a prepararsi meglio su ricerche e nuove scoperte

S Photo: Frank May -ALLIANCE-INFOPHOTO - INFOPHOTO
S Photo: Frank May -ALLIANCE-INFOPHOTO - INFOPHOTO

Non solo giovanissimi alle prese con foto e battute in chat, o pazienti che si affidano al 'dottor Google' in cerca di una diagnosi. Il pianeta social può essere molto utile soprattutto ai camici bianchi. In particolare, Twitter può aiutare i medici a prepararsi meglio a rispondere alle domande dei loro pazienti. Lo assicurano i ricercatori della University of British Columbia, autori di uno studio presentato oggi al meeting annuale dell'Associazione Americana per l'Avanzamento della Scienza (Aaas), a San Jose. Secondo la ricerca sempre più operatori sanitari stanno 'convertendosi' ai social media. E l'uccellino azzurro sembra attirare parecchio le attenzioni dei dottori.

"Molte persone vanno online per cercare informazioni sulla salute, ma poche indagini sono state fatte finora su chi partecipa a queste discussioni o ciò che viene condiviso", dice Julie Robillard, autrice principale del lavoro e neurologo del Djavad Mowafaghian Centre for Brain Health. Robillard e il suo team hanno passato sei mesi a monitorare su Twitter i 'cinguettii' relativi alla ricerca sulle cellule staminali correlate a lesioni del midollo spinale e al morbo di Parkinson. Scoprendo così che il 25% dei tweet sulle lesioni del midollo spinale e il 15% di quelli sul Parkinson erano di operatori sanitari. Non solo, la maggior parte dei cinguettii era relativo a risultati di studi, e i più condivisi erano i link a report di ricerca.

Inoltre meno del 5% dei tweet appariva contrario alla ricerca sulle cellule staminali, cosa che ha sorpreso i ricercatori. "Ci aspettavamo di vedere un dibattito sulle polemiche relative alle staminali", dice Robillard. "Ma le persone condividono piuttosto idee di speranza e aspettative che arrivano dagli studi". Insomma, i social sono già stati scoperti dai medici, e ora i ricercatori ritengono che questi mezzi possano aiutare davvero gli operatori sanitari a diventare più consapevoli di ciò che i loro pazienti leggono sulla ricerca scientifica internazionale, al di là dei media tradizionali. Un modo per rispondere meglio alle aspettative dei pazienti su potenziali trattamenti e ricerche innovative.

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