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Medicina: depressione moltiplica rischi letali per chi soffre di cuore

23 maggio 2015 | 16.44
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I pazienti non depressi, spiegano i ricercatori, hanno un rischio di morte - sempre entro l'anno - dell'80% più basso. Disagio mentale, in Europa è 'pandemia': 165 mln con disturbi

Photo illustration by Mindy Ricketts
Photo illustration by Mindy Ricketts

Insufficienza cardiaca e depressione possono rivelarsi un mix letale. Un piccolo studio presentato al meeting della Società Europea di Cardiologia, al via oggi a Siviglia, in Spagna, suggerisce che la depressione aumenti di 5 volte il rischio dei pazienti con insufficienza cardiaca di morire entro un anno.

E questo indipendentemente dalla presenza di altre patologie e dalla gravità dell'insufficienza cardiaca. I pazienti non depressi, spiegano i ricercatori, hanno un rischio di morte - sempre entro l'anno - dell'80% più basso. Secondo John Cleland, primo autore dello studio e docente di cardiologia sia all'Imperial College di Londra che all'Università di Hull (GB), "i pazienti con insufficienza cardiaca sono ad alto rischio di ricorrenti ricoveri in ospedale". Ebbene, il team voleva indagare a fondo sulla particolare fragilità di questi pazienti. Il team ha coinvolto circa 200 soggetti con insufficienza cardiaca, 103 non depressi, 27 con lieve depressione e 24 con depressione severa. Nel corso del follow up (302 giorni dalla dimissione dall'ospedale) 27 pazienti sono morti. Ebbene, coloro che avevano mostrato segni di depressione moderata o grave avevano più probabilità di morire nei 300 giorni seguenti.

"I nostri risultati mostrano che la depressione è fortemente associata con la morte nell'anno successivo alla dimissione dei pazienti dall'ospedale. Un'associazione indipendente dalla severità del problema cardiaco. La depressione spesso è legata a una mancanza di motivazione, perdita di interesse nelle attività quotidiane, insicurezza, disturbi del sonno e cambiamento nell'appetito. Tutto questo potrebbe spiegare l'associazione tra depressione e mortalità", conclude lo studioso, convinto che intercettare e trattare il problema nei pazienti con insufficienza cardiaca potrebbe tradursi in un beneficio importante.

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