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Lo smog mette a rischio lo sviluppo polmonare dei bambini, parola di pediatra

01 febbraio 2016 | 18.56
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(Fotogramma)
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L'esposizione a lungo termine allo smog, che sta per tornare sulle grandi città italiana riproponendo l'emergenza scattata a fine 2015, "causa uno sviluppo polmonare inferiore a quello che ci si potrebbe aspettare" nei bambini, sottolinea Marinella Lavelli, pediatra del Centro Medico Santagostino di Milano. "Sono molti gli studi che documentano la relazione tra l’aumentata prevalenza di alcune malattie respiratorie e la qualità dell’aria - aggiunge l'esperta - Un recentissimo studio italiano, coordinato dal Cnr di Pisa ha evidenziato negli ultimi trent’anni un notevole aumento della prevalenza di rinite allergica, asma e bronco-pneumopatia cronica nonostante le misure adottate in questo periodo per limitare i danni da inquinamento atmosferico".

"Uno studio del novembre 2015 su 4880 bambini delle scuole di Londra - prosegue Lavelli - ha indagato l’effetto dell’esposizione a lungo termine all’inquinamento ambientale sulla funzionalità respiratoria. Dai dati riscontrati, emerge una relazione lineare fra livelli di biossido di azoto - indicativo anche per le polveri sottili - e riduzione dei parametri di funzionalità respiratoria. Dall’analisi mediante modelli matematici gli autori hanno quantificato l’aumento di prevalenza di bambini con funzione polmonare alterata in relazione agli aumenti di concentrazione di biossido d’azoto, e - osserva - hanno così stabilito che l’inquinamento dell’aria è un fattore di rischio certo per asma. Anche nei bambini senza diagnosi d'asma l’esposizione a lungo termine agli inquinanti causa uno sviluppo polmonare inferiore a quello che ci si potrebbe aspettare. Anche se non possiamo ancora esserne sicuri, è probabile che la loro capacità polmonare al raggiungimento dell’età adulta sarà ridotta e che il loro apparato respiratorio sarà più fragile".

"Una situazione su cui si può intervenire - sottolinea Lavelli - come dimostra un altro studio, pubblicato nel 2015 su una rivista scientifica molto importante. In California norme restrittive sul traffico veicolare, introdotte negli ultimi vent’anni, hanno consentito una notevole riduzione dell’inquinamento. Per quindici anni, dal 1994 al 2011 gli autori hanno esaminato tre gruppi di teenager, fra gli 11 e i 15 anni, ed hanno dimostrato che, man mano che l’inquinamento si riduceva, tutti i parametri studiati miglioravano. Ad esempio, la percentuale di ragazzi con Fev 1 (l'aria espirata in un minuto di espirazione forzata) inferiore all’80% dell’atteso a 15 anni era il 7,9% nel gruppo studiato fra il 1994 e il 1998, il 6,3% nel gruppo 1997-2001 e il 3,6% nel gruppo 2007-2011".

"Da tutto ciò si evince che non solo si può fare qualcosa per limitare i danni alla salute, ma che è necessario farlo abbastanza rapidamente, per non compromettere la salute degli adulti di domani - conclude Lavelli - Gli investimenti sul miglioramento della qualità dell’aria saranno compensati da minore spesa sanitaria".

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