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Università: manichini-robot per formare medici, centro 'hi tech' a Roma

09 luglio 2016 | 11.39
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Università: manichini-robot per formare medici, centro 'hi tech' a Roma

Passare dalla teoria dei manuali alla pratica sul paziente. E' un passaggio chiave per chi sogna di fare il medico. Per arrivare a questa 'prova del nove' preparati ad ogni emergenza e pronti ad agire in pochi secondi, la tecnologia ha messo a disposizione delle facoltà di Medicina dei 'simulatori di paziente'. Veri e propri robot capaci di ricreare con grande realismo le condizioni vitali di un essere umano; con possibili scenari di rischio: come un attacco di cuore, una tachicardia o una aritmia. L'università Sapienza di Roma ha deciso di puntare sulla simulazione per formare gli studenti e gli specializzandi e "quest'anno sarà terminato un progetto pilota, che con oltre 350 metri quadrati, darà ai nostri studenti e specializzandi un'area dedicata completamente alla simulazione", spiega all'Adnkronos Salute Eugenio Gaudio, rettore della Sapienza.

"Oggi i manichini sono perfetti e consentono di svolgere quelle pratiche che è difficile fare per la prima volta su un paziente che ha bisogno di un operatore già qualificato per essere visitato in maniera opportuna", aggiunge Gaudio. Il Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-faccial i dell'università Sapienza di Roma ha promosso il convegno 'La simulazione per la didattica delle Facoltà di Medicina' e organizzato una gara di simulazione tra squadre di medici specializzandi che si sono cimentati con quattro scenari clinici riprodotti grazie all'aiuto di due manichini, uno pediatrico e uno adulto.

I simulatori di paziente sono degli speciali manichini-robot, capaci di sanguinare, di lacrimare, di sudare, di riconoscere e reagire automaticamente ai farmaci che gli vengono somministrati. Esattamente come un essere umano. Controllati da un computer esterno, questi speciali 'pazienti' sono capaci di replicare fedelmente tutte le più importanti funzioni fisiologiche. Uno scenario realistico, in grado di simulare ad esempio le condizioni di un malato in arresto cardiaco, in cui possono esercitarsi i giovani medici alle prime armi. Ma non solo, le simulazioni sono un banco di prova anche per chi è già medico ma deve continuare a formarsi con i corsi Ecm.

"La simulazione è un utile complemento a chi svolge già la professione di medico o a chi si approccia ad imparare un certo metodo del ragionamento clinico che porti poi alla possibilità di gestire il caso d'emergenza", ha osservato Giuliano Bertazzoni, ordinario di Medicina interna Università Sapienza di Roma, tra i relatori dell'evento. "Fare simulazione significa acquisire un metodo razionale di approccio al paziente, un passaggio che non si insegna sui banchi delle facoltà - aggiunge - Con il tirocinio in corsia si possono vedere le difficoltà che possono insorgere nella gestione di un caso d'urgenza, ma se c'è un paziente che rischia la vita i medici non ha il tempo di approfondire la questione con gli studenti. Cosa invece che è possibile fare con l'aiuto di un simulatore".

Ma oggi quante ore di simulazione si riescono a fare nelle facoltà di Medicina italiane? "A seconda delle discipline c'è una situazione a macchia di leopardo nelle stesse facoltà - risponde Bertazzoni - sopratutto si dovrebbe sviluppare un metodo che però trova resistenza in molti docenti. Dobbiamo istruire i formatori per trasformare il docente in un facilitatore di conoscenze e abilità".

Non solo medicina d'emergenza e pediatria, la giornata dedicata alla simulazione promossa dall'università Sapienza ha visto coinvolta anche l'odontoiatria. "Per la nostra disciplina è un tema antico e i primi modelli per le simulazioni odontoiatriche risalgono ad inizio '900 - sottolinea Antonella Polimeni, direttore del Dipartimento testa collo del Policlinico Umberto I di Roma - Oggi abbiamo modelli virtuali in 3D che consentono di approfondire la didattica pre-clinica e 'post-graduate'. Un esempio è la simulazione in ambito ortodontico con la cefalometria 3D computerizzata. Questi modelli 'hi tech' virtuali ci danno la possibilità di migliorare le abilità manuali degli studenti e scoprire gli errori che vengono commessi".

"I simulatori di paziente per personale sanitario - evidenzia Juri Bendini, technical and educational manager Laerdal (azienda norvegese che produce manichini) - sono comandati da computer che ne gestiscono l'attività e sono in grado di riprendere con le telecamere le performance degli operatori che agiscono sul simulatore. Così da poter rivedere e valutare errori o altri comportamenti. Poi ci sono altri computer che mostrano i parametri vitali dei simulatori".

"Queste macchine, comportandosi come essere umani, danno la possibilità di imparare a svolgere determinare operazioni che ogni medico deve sapere fare - ha concluso - Al loro interno i simulatori hanno tanta tecnologia e l'apporto di ingegneri meccanici, elettronici, informatici e naturalmente biomedici". Spesso gli studenti di Medicina durante il loro corso di laurea si affezionano ai simulatori, tanto da dargli un nome. Quello su cui si sono esercitati durante la giornata promossa alla Sapienza si chiama Guglielmo.

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