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Morto di cancro in pronto soccorso Roma, avviata indagine interna

06 ottobre 2016 | 12.47
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Foto di repertorio (Fotogramma)
Foto di repertorio (Fotogramma)

E' stata avviata un'indagine interna all'ospedale San Camillo di Roma dopo la morte in pronto soccorso del paziente malato di tumore in fase terminale. Il direttore generale dell'azienda ospedaliera, Antonio D'Urso, ha attivato la procedura, di natura conoscitiva ed ispettiva, su quanto accaduto dal 22 al 24 settembre e denunciato con una lettera al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dal figlio dell'uomo deceduto. La Commissione interna, composta da quattro medici dell'azienda, come si legge nella nota ufficiale, ha il compito di "accertare le cause delle circostanze, specificando le azioni messe in atto dall'équipe del pronto soccorso nella presa in carico del paziente, individuando ove rilevate eventuali specifiche responsabilità individuali"; inoltre, si legge ancora, "la commissione dovrà individuare gli strumenti e le aree di miglioramento organizzativo al fine di prevenire il ripetersi di analoghi episodi". La Commissione interna dovrà riferire alla direzione generale aziendale entro martedì 11 ottobre.

"Quanto accaduto al signor Marcello Cairoli non doveva succedere, non da noi. In Italia il pronto soccorso degli ospedali non è, e non deve essere, l'ultima tappa della vita di un paziente oncologico. Approfondiremo ogni aspetto di questa vicenda, raccontata da Patrizio con tanto coraggio, amore e indignazione". Lo scrive in un post su Facebook il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin,

"L'indagine ispettiva - sottolinea il ministro - deve accertare se la rete oncologica del Lazio ha funzionato e verificare i livelli assistenziali erogati sul territorio a favore dei malati oncologici".

"Il nostro Paese, grazie all’impegno di tutti gli operatori sanitari, offre ai pazienti e alle loro famiglie un eccellente livello di cure, anche in termini di umanizzazione. In Italia - rivendica Lorenzin - abbiamo realizzato le reti oncologiche proprio per garantire il malato in tutto il suo percorso, anche nella fase terminale, quella in cui ha diritto di essere circondato dall'affetto dei suoi cari, con il sostegno di medici e infermieri preparati ad assisterlo in queste circostanze, ogni volta che serve. Gli ispettori ora accerteranno cosa è accaduto, cosa non ha funzionato, di chi è stata la responsabilità se un uomo è morto passando le ultime 56 ore della propria vita in un pronto soccorso; con solo un paravento tra lui, circondato dalla sua famiglia, e la folla".

"Questa storia - precisa Lorenzin - non riguarda medici e infermieri, non riguarda il personale e non vale neppure la polemica sui sovraffollamenti al pronto soccorso di un grande ospedale romano, dove il personale garantisce quasi mille interventi al giorno. L’indagine ispettiva deve accertare se la rete oncologica del Lazio ha funzionato e verificare i livelli assistenziali erogati sul territorio a favore dei malati oncologici".

"Voglio esprimere la mia vicinanza a Patrizio - conclude Lorenzin, rivolgendosi al figlio di Cairoli, che le aveva segnalato la vicenda in una lettera - per il suo dolore. E garantisco tutto l'impegno affinché il suo auspicio, 'mai più una storia così', si realizzi".

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