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L'ospedale minuto per minuto va 'in onda' su Facebook. Giro di vite in Lombardia

17 gennaio 2017 | 18.46
LETTURA: 7 minuti

Foto di repertorio (Fotogramma)
Foto di repertorio (Fotogramma)

C'è chi lamenta lunghe attese o ironizza sull'ennesimo pasto 'da ospedale' che è costretto a sopportare, chi fa la telecronaca dell'emergenza ghiaccio che il 13 gennaio ha intasato i pronto soccorso milanesi di pazienti con gambe rotte e traumi di vario genere, chi mostra al mondo il proprio bebè appena nato con il cordone ombelicale ancora da tagliare, chi denuncia sporcizia e degrado in corsia. E' l'ospedale minuto per minuto e va in onda su Facebook. Succede in tutta Italia. E in Lombardia la Regione ha deciso di affrontare l'argomento con linee guida finalizzate a promuovere una sorta di 'bon ton' delle registrazioni a sfondo sanitario, per garantire il rispetto delle normative a tutela anche della privacy.

Intanto foto, video e post si susseguono a ruota libera sulle pagine dedicate alle diverse strutture sanitarie. Si chiamano pagine non ufficiali, "create - si spiega su Fb - perché le persone su Facebook hanno dimostrato il loro interesse" per l'azienda in questione. E infatti si precisa che non sono "collegate né sostenute da persone associate con l'ospedale". Ma basta scrivere un post o una recensione pubblica e inserire come luogo la struttura sanitaria in cui ci si trova per finire nel calderone. Mettendo il nome di una qualsiasi azienda nello spazio per le ricerche si arriva a tutti i contenuti.

E' un'onda difficile da governare. Sui social la telecronaca è incessante, si arricchisce in tempo reale di nuove puntate e ad alimentare il flusso sono infermieri, pazienti, medici, volontari, operatori di pronto soccorso. Tanti postano foto con i bigliettini del triage per condividere la lunga attesa, piovono i selfie con gessi e flebo attaccate. Il ragazzo con il naso rotto, la giovane quasi mamma all'inizio del travaglio, le foto di gruppo degli infermieri, immagini della vita quotidiana in ambulatori e corsie, turni di notte, albe e tramonti, mattine fredde in ambulanza. E ancora macchinari in primo piano, laboratori, camici, letti, arnesi del mestiere (dalle forbici del soccorritore per tagliare vestiti e giubbotti agli ecografi e ai monitor dei parametri vitali).

L'ospedale non è più off limits, persino le sale parto diventano virtualmente pubbliche. Sotto i riflettori del web finiscono gioie e dolori personali, ma si discutono anche problemi organizzativi e logistici. Alla privacy - talvolta involontariamente e ignorando le dimensioni del pubblico che potrà accedere ai contenuti - rinunciano in primis i pazienti che postano nomi, cognomi, diagnosi. Ma anche il personale delle strutture, gli specializzandi che condividono le loro prime esperienze sul campo.

Nelle bacheche virtuali degli ospedali si parlano tutte le lingue del mondo. C'è chi è dolorante, chi preoccupato, chi ottimista e chi arrabbiato. Tanti i grazie a medici, infermieri e interi reparti. Ma le emozioni e i racconti di vita si intrecciano anche con le segnalazioni di disservizi. Un paziente scrive: "Ok, dopo 32 ore di pronto soccorso abbiamo il ricovero". Un altro risponde: "Sette ore per una visita in codice verde". In una foto le poltroncine della sala d'attesa sono tutte occupate, molte le persone in piedi: "Situazione al Ps, quasi 100 persone in attesa. Sono arrivato questa mattina alle 7.30 e sono ritornato ora 16.30", è il commento.

E subito dopo altro post con tanto di foto: "Non sono stata ancora visitata dalle 13.40..... vergognatevi". Un paziente dal pronto soccorso di un ospedale di Milano digita: "Finalmente dopo 40h sulla barella mi hanno dato un letto". Segue altra foto di una sala malmessa, con commento: "Vi pare possibile che ti tengono le ore in una sala d'emergenza che puzza e in queste condizioni?". E poi c'è la lunga serie di cartelli fotografati qua e là in ospedale e dintorni. "Attenzione alle borse. Pericolo borseggio", scrive il personale di una grande struttura milanese. E il passante commenta: "Anche in ospedale? Siamo alla frutta". In corsia soprattutto le feste diventano social, come testimoniano centinaia di post e foto a tema, del Natale appena archiviato.

Il giro di vite lombardo è contenuto in una delibera approvata a fine 2016. "Stiamo provando, nei limiti di quanto consentito dalla legge, a disciplinare un fenomeno che sta assumendo dimensioni enormi, come si evince anche solo guardando banalmente su Facebook", spiega all'AdnKronos Salute l'assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera. L'indicazione arrivata dai tecnici mette in evidenza la necessità di "gestire la situazione. Pensiamo - chiarisce Gallera - alle attività compiute non solo dai pazienti ma anche dai dipendenti, dal personale. Il punto di partenza è una riflessione su come sta montando il fenomeno delle immagini e dei video girati in contesti sanitari. Abbiamo voluto affrontare l'argomento per tutelare sia i pazienti che i medici".

Anche se proprio qualche camice bianco ha espresso perplessità su alcuni passaggi del documento, in particolare quelli relativi alle cosiddette registrazioni 'covert', realizzate all'insaputa dei protagonisti. "Non capisco il perché di questa indignazione - osserva l'assessore - E' vero che è consentito farle e noi non possiamo impedire le registrazioni a uso personale di dialoghi con medici, ma possiamo provare a disciplinare il fenomeno nei limiti consentiti dalla legge. Serve a dare la giusta dimensione di tutto questo".

Gallera spiega che in questo momento si stanno inviando alle Asst le linee guida prodotte. "Stiamo chiedendo di recepirle nella loro documentazione", nei regolamenti aziendali. Oltre a questo, aggiunge, "stiamo preparando un facsimile per i cartelli in cui si spiegherà per esempio che non si possono divulgare foto e video da parte del personale alle strutture sanitarie. Sempre su questo fronte informeremo i cittadini sui limiti da rispettare. Diremo poi che l'articolo 5 del Codice della privacy consente di registrare conversazioni con medici, tuttavia ne vieta la divulgazione o un utilizzo difforme, e inviteremo le persone a dichiarare la volontà di realizzare queste registrazioni".

"Nell'arco di qualche giorno, direi entro la settimana prossima - conclude l'assessore - invieremo tutto il materiale perché le aziende provvedano a diffonderlo in ospedali e ambulatori. Siamo la prima Regione che in Italia sta provando a disciplinare il fenomeno, a tutela di tutti".

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