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A Napoli l'addio al 17enne ucciso, Padre Zanotelli: "Tocca a noi salvarci, alziamo la testa"

11 settembre 2015 | 08.14
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A Napoli l'addio al 17enne ucciso, Padre Zanotelli:

Palloncini bianchi all'entrata della chiesa e un lungo applauso hanno salutato, alle 7.50, l'arrivo del feretro di Gennaro Cesarano, il 17enne ucciso poco prima delle 5 di domenica 6 settembre in piazza Sanità a Napoli. Folta la presenza di forze dell'ordine all'esterno della basilica nel cuore del quartiere.

La cerimonia è pubblica, come richiesto dalla famiglia e concesso dalla Questura di Napoli. Tanti i ragazzi che indossano una maglia bianca con la foto del giovane; un grande striscione bianco con la scritta azzurra "Genny vive" è stato esposto all'interno della chiesa. Presente in chiesa il vicesindaco di Napoli, Raffaele Del Giudice.

"Dio non manderà nessuno a salvarci, toccherà a noi. Popolo della Sanità, dobbiamo dire basta, alziamo la testa". Sono le parole di padre Alex Zanotelli, pronunciate nell'omelia.

"Dobbiamo uscire dal giro dello spaccio di droga, dalla camorra, dalle violenze - ha aggiunto - non ditemi che non è possibile. Dobbiamo darci da fare perché possiamo vedere un'altra Napoli capace di guardare al futuro con gioia".

Padre Alex Zanotelli ha lanciato un appello alle istituzioni: "Tutti devono darci una mano e ascoltare il nostro grido. In questo quartiere stanno depotenziando tutto, anche il pronto soccorso. E' una città spaccata in due la Napoli 'bene' e quella 'malamente'. Vogliamo una città dove non ci siano oppressione e violenza. Ma tante cose belle stanno nascendo. Dobbiamo darci da fare - ha concluso rivolgendosi ai fedeli - Dio vuole la vita".

Don Antonio Loffredo, parroco della basilica di Santa Maria alla Sanità, durante i funerali di Gennaro ha detto: "Il quartiere resterà a lutto fino a quando non ci saranno date delle risposte". L'uscita del feretro è stata salutata dalla piazza con il lancio di decine di lampade cinesi e il volo di un centinaio di palloncini bianchi. La bara, seguita da un lungo corteo, è stata portata a spalla da una decina di amici e parenti lungo le strade della Sanità fino a piazza Cavour.

All'esterno della chiesa alla presidente della Terza Municipalità di Napoli, Giuliana Di Sarno, è stato strappato dalle mani uno striscione con la scritta "Genny vive nei nostri cuori, la camorra lo ha ucciso". A denunciare l'accaduto è la stessa Di Sarno, che all'Adnkronos ricostruisce quanto accaduto questa mattina: "Alla fiaccolata di qualche giorno fa abbiamo sfilato in tanti dietro lo striscione 'No alla camorra' e speravo che lo stesso cartello fosse esposto all'esterno della chiesa questa mattina. Non trovandolo ne ho realizzato un altro, ma quando ho proposto di esporlo all'esterno della chiesa c'è stato un risentimento da parte di alcuni ragazzi che l'hanno preso, dicendomi che non si poteva".

E' stato il riferimento alla camorra, spiega di Sarno, a "gelare quei ragazzi che probabilmente non vogliono che sia collegata a Genny. Ma il ragazzo, che probabilmente nulla aveva a che fare con la camorra e non era certo questo il messaggio dello striscione, è stato ucciso proprio dalla camorra. I cittadini hanno paura a pronunciare quella parola e noi istituzioni dobbiamo dare una mano e aiutarli", conclude.

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