cerca CERCA
Sabato 27 Aprile 2024
Aggiornato: 00:26
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Tumori: Italia testa cellule Carcik, leucemia scomparsa in 86% malati

21 ottobre 2020 | 08.23
LETTURA: 4 minuti

Tumori: Italia testa cellule Carcik, leucemia scomparsa in 86% malati

Si chiamano Carcik, sono particolari cellule Car-T ottenute a partire dalle cellule T di donatori sani. Un team di ricercatori italiani ne ha testato sicurezza ed efficacia su un gruppo di pazienti con leucemia linfoblastica acuta. Quasi l'86% di quelli trattati con la dose più alta ha risposto al trattamento con una scomparsa completa della malattia. Lo studio tutto tricolore è stato condotto sull'asse Monza-Bergamo: sviluppato nei laboratori di ricerca della Fondazione Tettamanti, e coordinato dal Centro di emato-oncologia pediatrica della Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma (Mbbm) con la collaborazione dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Con le cellule Carcik sono stati trattati sia adulti che bambini, colpiti dal tumore, sottoposti a trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche e poi andati incontro a una recidiva. I risultati si sono guadagnati le pagine della rivista scientifica 'The Journal of Clinical Investigation'. Lo studio clinico multicentrico dimostra che le cellule Carcik "sono in grado di espandersi e persistere a lungo nell'organismo, e sono dotate di un attività antitumorale molto promettente, associata a un buon profilo di sicurezza", spiegano gli autori del lavoro che è stato sostenuto da finanziamenti pubblici e da enti non profit.

Primi autori: Chiara Magnani, ricercatrice della Fondazione Tettamanti, e Giuseppe Gaipa, ricercatore della Fondazione Tettamanti e responsabile del Laboratorio di terapia cellulare e genica Stefano Verri. L'intero studio è stato coordinato da Andrea Biondi, direttore della Clinica pediatrica dell'università di Milano Bicocca e direttore scientifico della Fondazione Tettamanti, e da Alessandro Rambaldi, dell'università degli Studi di Milano e direttore del Dipartimento di ematologia e oncologia dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. I ricercatori hanno testato 4 diversi dosaggi di cellule Carcik dirette contro l'antigene CD19 e hanno trattato in totale 13 pazienti con leucemia linfoblastica acuta a cellule B, di cui 4 pediatrici e 9 adulti, con una singola somministrazione.

I pazienti arruolati nello studio erano "molto compromessi e in uno stadio avanzato della malattia". Già sottoposti senza successo a diverse linee di terapia e ad almeno un trapianto allogenico di staminali, dopo il quale la malattia aveva recidivato, non avevano più altre opzioni terapeutiche disponibili. Questo tumore ha un'incidenza massima in età pediatrica con un picco nella fascia 2-5 anni, può colpire anche adolescenti e adulti, e in Italia rappresenta circa il 10% di tutte le leucemie, con circa 600 nuovi casi l'anno (450 bambini e adolescenti fino a 14 anni). La maggior parte ottiene una remissione con gi attuali protocolli di chemio intensiva, il 40-45% degli adulti e il 15-20% dei bambini ha una ricaduta e con le terapie convenzionali solo il 10-30% è vivo a 5 anni dalla diagnosi.

Nel gruppo arruolato, dopo 4 settimane dall'infusione delle cellule Carcik, 6 dei 7 pazienti trattati con le dosi più alte hanno raggiunto una remissione completa, cioè una scomparsa completa del tumore documentata dall'analisi dell'aspirato midollare; inoltre 5 hanno raggiunto la negatività della malattia minima residua. Questo parametro rappresenta la piccola quantità di cellule leucemiche che può rimanere nell'organismo del paziente dopo la terapia e con il passare del tempo potrebbe portare a una recidiva della malattia. La maggior parte dei pazienti che hanno risposto al trattamento con le cellule Carcik era ancora in remissione dopo una media di 6 mesi dall'infusione, e le cellule Carcik somministrate si sono espanse in modo robusto e hanno mostrato di persistere nell'organismo fino a 10 mesi.

Le cellule Car-T rappresentano una forma di immunoterapia cellulare nella quale si utilizzano linfociti T, cellule del sistema immunitario deputate alla difesa dell'organismo, opportunamente modificati in laboratorio mediante tecniche di ingegneria genetica in modo da potenziare le loro capacità di riconoscere e uccidere le cellule tumorali. Viene introdotto un gene sintetico il cui prodotto è un Car (Chimeric Antigen Receptor), ovvero un recettore chimerico non esistente in natura, in grado di riconoscere e legare un antigene espresso sulla superficie delle cellule tumorali. Attualmente sono state approvate sia negli Stati Uniti sia nell'Ue (disponibili anche in Italia) due terapie a base di cellule Cart-T che hanno come bersaglio l'antigene CD19. Sono promettenti, ma la disponibilità è limitata da diversi fattori, tra cui un iter produttivo complesso, costoso e lungo, non sempre compatibile con i tempi di una malattia che può progredire rapidamente.

Le cellule Carcik utilizzate nello studio sono state messe a punto dai ricercatori della Fondazione Tettamanti dopo lunghi anni di ricerca e hanno le potenzialità per superare questi limiti. Sono una terapia allogenica, spiegano gli esperti, preparata a partire da cellule T raccolte dal sangue periferico di soggetti sani, i donatori del trapianto. Un'altra caratteristica riguarda la modalità di introduzione nelle cellule del gene del Car, che non prevede l'uso di un vettore virale, ma di speciali molecole dette trasposoni introdotti mediante elettroporazione (permeabilizzazione della cellula mediante impulsi elettrici).

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza