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30 anni per omicidio del marito, Corte Assise dimezza la pena

30 gennaio 2020 | 13.39
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Esclusa la premeditazione, l'avvocato punta alla Cassazione per il riconoscimento della legittima difesa

(Fotogramma)
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Condannata in primo grado a 30 anni per aver ucciso a coltellate nel 2017 il marito, ieri si è vista ridurre la pena a 16 anni perché la Corte d’Assise d’Appello di Torino ha escluso l’aggravante della premeditazione e concesso le attenuanti generiche. Protagonista una signora 66 enne originaria del Monzambico che nell’agosto 2017, in un comune dell’alessandrino, aveva accoltellato il marito al termine di un'esplosione di violenza ai danni del figlio della coppia, un ragazzo fragile, oggi affidato ad una comunità. La signora è da tre anni in carcere.

Davanti alla Corte l’avvocato della signora, Caterina Biafora, ha fatto leva oltre che sugli aspetti giuridici, sul lato umano della vicenda, sottolineando che la sua assistita per anni avrebbe subito dal marito violenze fisiche e morali, vivendo, quindi, in una situazione fragile e conflittuale, da cui non le era stato possibile allontanarsi e che avrebbe reagito quando la vittima dell’esplosione di violenza era stata il figlio.
"Sono molto contenta che la Corte sia riuscita a vedere il lato umano della vicenda escludendo la premeditazione e concedendo le attenuanti generiche - commenta all’Adnkronos il legale -. Ora, però, c’è ancora molto da fare perché il prossimo passo è la Cassazione dove spero venga riconosciuta la scriminante della legittima difesa”.

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