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A Milano flash mob per Mariupol, 'aiutateci a salvarla'

30 aprile 2022 | 19.30
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A Milano flash mob per Mariupol, 'aiutateci a salvarla'

"Salvate Mariupol, trasformata da giardino sul mare a teatro di terrore lacrime e morte". È quanto chiedono le circa duecento persone, che questo pomeriggio hanno partecipato in piazza Duomo a Milano al flashmob 'Save Mariupol'. Davanti alla cattedrale, una ragazza con una tunica bianca, completamente imbrattata di macchie rosse, regge un cartello con l'immagine di Putin raffigurato come Hitler e chiamato "criminale di guerra". Da lei si dipana una fitta rete rossa, a simboleggiare la trappola in cui da oltre due mesi sono caduti gli abitanti di Mariupol. A tenere i fili tanti bambini e donne, visibilmente commosse al momento dell'inno nazionale ucraino.

Numerose le immagini dei segni lasciati dalla guerra sulla città dell'Ucraina meridionale, da due mesi assediata dall'esercito russo. Tra queste la foto della donna incinta dopo i bombardamenti all'ospedale ostetrico e pediatrico. A reggerla è una donna, anche lei in gravidanza.

"Mariupol è bloccata da oltre due mesi dagli orchi russi, che stanno applicando la tattica della 'terra bruciata', con bombardamenti a tappeto. Sono già stati uccisi 20mila civili e ogni tentativo di aprire corridoi umanitari è fallito miseramente per la vigliaccheria russa", dice parlando dal microfono Lesya Tsybak, secondo cui dopo due mesi di guerra "l'unica certezza è che i russi vogliono liberare sì l'Ucraina, ma dagli ucraini stessi".

"Tutto il mondo si sta mobilitando per liberare i civili di Mariupol, ma purtroppo tutto dipende da un unico uomo che non ha nessuna umanità ed è disposto a sterminare milioni di ucraini per raggiungere il suo scopo: annientare l’Ucraina come Stato sovrano, sfruttare le sue risorse e schiavizzare il suo popolo", prosegue Tsybak, sottolineando "il rischio che gli abitanti di Mariupol non c’è la facciano a resistere fino alla vittoria dell’Ucraina, perché quelli rimasti in città non hanno viveri, sono feriti, non hanno cure e stanno morendo lentamente, soffrendo fino all’ultimo attimo della loro vita".

Ce l'ha fatta a salvarsi, invece, la mamma di Tetyana Bezruchenko, che a 67 anni è rimasta bloccata a Mariupol per oltre due mesi. Prima in casa sua e poi, dopo che è stata bombardata, in un rifugio. La figlia, che vive in Italia da tempo, non ha avuto alcuna notizia della madre dal 5 di marzo. Poi una telefonata al fratello a fine mese e infine il salvataggio, con un piano di evacuazione complicato, attraverso il territorio russo. "Ho vissuto un incubo per due mesi, finché finalmente, la sera del 25 aprile, mia mamma è arrivata a Milano. Era in carrozzina, dopo un lungo viaggio", dice Tetyana.

"Della mia città non è rimasto assolutamente nulla. I miei amici che sono riusciti a uscire mi hanno raccontato che Mariupol è un cimitero a cielo aperto. Mia mamma ricorda gli odori dei cadaveri bruciati. Per scappare ha dovuto camminare tra i corpi non seppelliti, che non sappiamo se lo saranno mai. Quello che ha vissuto rimarrà sempre con lei", racconta Bezruchenko, prima di rivolgere un appello "a tutti, a non dimenticare che lì ci sono ancora le persone che soffrono e non possono uscire e non sanno che il mondo li sostiene. Vi chiedo per favore di aiutarci a salvare Mariupol".

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