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Blitz antimafia a Palermo, moglie del boss a capo della cosca /Video

16 dicembre 2015 | 08.03
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La moglie del boss
La moglie del boss

Vasta operazione antimafia dei Carabinieri del Comando provinciale di Palermo che hanno eseguito, tra Palermo, Roma, Milano e Napoli, 37 provvedimenti di fermo emessi dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia nell'ambito dell'operazione 'Panta Rei'. Uno degli indagati è riuscito a fare perdere le sue tracce. Anche se i Carabinieri sarebbero già vicini alla sua cattura. Gli arrestati sono ritenuti capi o gregari, dei mandamenti mafiosi di Palermo Porta-Nuova e Bagheria, e accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, illecita concorrenza con minaccia o violenza, illecita detenzione di armi e munizioni e turbativa d’asta.

Le attività hanno consentito di "evidenziare il ruolo ricoperto dalla moglie di un autorevole boss del mandamento mafioso di Palermo Porta-Nuova, rea di aver diretto ogni attività criminale dell’associazione mafiosa secondo le direttive impartite dal marito detenuto, condizionando costantemente le attività illecite anche degli altri affiliati e capi famiglia, in particolare nel settore del traffico degli stupefacenti, nonché gestendo la cassa della consorteria", spiegano gli investigatori. Si tratta di Teresa Marino, 38 anni, moglie di Tommaso Lo Presti e madre di cinque figli, detenuto in carcere. Secondo i magistrati "eseguiva con autorevolezza ed efficienza le indicazioni impartite dal carcere dal marito".

Numerose le intercettazioni a carico della donna: “…Questa mattina ho visto il conto…cioè mi sono rimasti quindicimila euro…”, si legge in uno stralcio di intercettazione. "La donna, immedesimandosi nella condizione delle mogli dei detenuti, rivolgeva particolare attenzione al sostentamento delle loro famiglie (“…appena le porta...io glieli faccio avere…dille così) e un sodale libero, consapevole di quanto la cosa stesse a cuore, affermava che sarebbe stato disposto a farlo anche di tasca propria (glieli stavo dando io….di tasca mia…”)", dicono gli inquirenti.

Dalle indagini è emerso che quando le donne dei boss e dei 'picciotti' di Cosa nostra andavano a seguire le udienze dei processi venivano redarguite duramente da Teresa Marino, che raccomandava loro "di non piangere in aula". Marino, secondo gli investigatori sarebbe stata a capo della cosca mafiosa. "Lei dava con autorevolezza indicazioni alle donne dei mafiosi - dice il Comandante provinciale dei Carabinieri di Palermo, colonnello Giuseppe De Riggi - le invitava a non versare neppure una lacrima, diceva loro 'mostratevi dignitosamente mafiose, il vostro dolore va espresso solo nelle vostre case'. Questo corrisponde a una gestione affaristica molto precisa. Stiamo parlando di una donna che ha 5 figli e che oggi si ritrova ad affidare i figli alla figlia maggiorenne".

Durante l'operazione è stato trovato a casa di uno degli arrestati un vero e proprio 'libro mastro' con tanto di nomi, cognomi, cifre e indicazioni. Gli inquirenti definiscono l'elenco trovato e sequestrato "molto interessante" perché potrebbe ampliare ulteriormente l'indagine della Direzione distrettuale antimafia.

L'operazione "dimostra ancora una volta come la mafia sia radicata sul territorio, soprattutto in una zona come quella del Borgo Vecchio", dice all'Adnkronos è il Procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci, che ha coordinato l'inchiesta antimafia che ha smantellato il clan mafioso di Porta Nuova.

"Il ruolo di capocosca svolto dalla moglie del boss Lo Pesti dimostra che i tempi sono cambiati, siamo ormai alla 'parità di genere' anche in Cosa nostra", aggiunge. Secondo gli investigatori Teresa Marino impartiva ai 'picciotti' gli ordini del marito. "La donna, ovviamente, non si è legittimata in proprio - spiega Agueci - ma come 'moglie di'. Svolgeva un ruolo diretto e di direzione e potere. Anche se non è certo il primo caso".

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