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Coronavirus, Richeldi: "La battaglia non è vinta"

20 aprile 2020 | 18.54
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"I decessi ci dicono di non abbassare la guardia"

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

"Il numero dei deceduti ci deve far pensare che la battaglia non è vinta, siamo forse in una relativa tregua ma non è il momento di abbassare la guardia". Così Luca Richeldi, primario di Pneumologia della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma e componente del Comito tecnico scientifico sul coronavirus, durante la conferenza stampa alla Protezione civile a Roma.

Richeldi ha spiegato che "ci sono sei parametri che osserviamo, su alcuni siamo contenti se vanno crescendo e altri se vanno decrescendo. Ad esempio, siamo contenti se calano i ricoverati, i pazienti in terapia intensiva, i positivi. Di questi parametri solo uno non va nella direzione desiderata, quello dei decessi oggi più di 400".

"Oggi è molto importante la diminuzione per la prima volta degli attuali positivi, solo 20, e c'è un segno meno in questa colonna. Un segnale incoraggiante - ha detto Richeldi - Se guardiamo i dati delle ultime settimane, c'è stato un calo dei ricoverati, un calo dei pazienti in terapia intensiva. Quindi una chiara diminuzione della pressione sulle strutture sanitarie".

Ma "che il virus sia meno aggressivo sinceramente non ci farei tanto conto" "Il calo dei ricoveri nelle terapie intensive", ha spiegato Richeldi, è piuttosto "legato al fatto che i medici stanno facendo esperienza e stanno capendo come affrontare meglio" le problematiche dei pazienti, "soprattutto quelli con insufficienza respiratoria. Ci sono molti report e stiamo imparando dall'esperienza. Credo che la netta riduzione della pressione sulle terapie intensive sia frutto di un combinato disposto di una miglior gestione dei pazienti, ma anche di una ridotta circolazione del virus".

"I decessi - ha aggiunto - sono l'ultimo parametro che si normalizza perché si riferisce ai contagi avvenuti settimane fa. Ma il fatto che negli ultimi quattro giorni abbiamo avuto comunque un numero a decrescere, sempre con la cifra iniziale 4, mentre abbiamo avuto giornate con 600, 700, anche mille al giorno, ci dice che c'è un trend in calo anche su questa voce". "Noi oggi abbiamo 4 Regioni che non hanno riportato decessi, e 8 che hanno riportato meno di 10 decessi. Quindi abbiamo metà delle Regioni oggi che hanno registrato meno di 10 decessi - ha rilevato - A rimarcare ancora l'efficacia delle misure che abbiamo messo in atto".

Quanto alle previsioni del report dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, che prevede per Lombardia e Piemonte tempi più lunghi per arrivare a zero casi di Covid-19, non sorprende che "la Lombardia e il Piemonte abbiano una circolazione virale più ampia rispetto ad altre regioni - ha detto Richeldi - perché sono partiti da livelli molto più alti". E dunque il calo è più lento. "I modelli hanno dei limiti intrinseci, ma devo dire che partendo da una massa di persone contagiate più alta - ha aggiunto l'esperto - il calo è più lento. Non credo che questo rappresenti una ridotta efficacia delle misure, ma fotografa situazioni epidemiologicamente diverse".

E "se sia più razionale una riapertura differenziata o una generalizzata questo non è una cosa che mi sento di commentare. Una cosa sono i modelli in evoluzione, poi ci sono i tessuti socio-economici e poi la necessità di mobilità tra le Regioni. Possiamo dire che non si può escludere una riapertura diversificata".

Riguardo alla plasmaterapia, a una domanda sulla sperimentazione in corso a Mantova, il primario di Pneumologia ha chiarito che "a breve avremo risposte più confortanti e più sicure dagli studi" in corso. "Per ora è una delle speranze nel trattamento di questa malattia. Si tratta di un approccio riconosciuto e potenzialmente efficace, ma non abbiamo ancora una risposta definitiva sulla sua efficacia in Covid-19 perché è passato troppo poco tempo".

Poi, a una domanda dei giornalisti sull'applicazione per tracciare i casi Covid-19, ha risposto: "Ogni strumento è benvenuto, ci può aiutare in questa opera di tracciamento, che non è molto semplice. Mi aspetto grande responsabilità da parte degli italiani. Gli epidemiologi dicono di aspettarsi un 70-80% di utilizzo. E' chiaro che più gente la usa e più sarà efficace".

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