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Giustizia, indagini infinite: nel 70% dei casi non portano a nulla

04 aprile 2016 | 19.11
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(Fotogramma)
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Giustizia penale in Italia 'allungata' sui tempi delle indagini, ma nel 70% dei casi, non si arriva al dibattimento, perché intervengo prescrizione e archiviazione. Un vulnus richiamato oggi dal premier Matteo Renzi, che riferendosi alla inchiesta di Potenza su su 'Tempa Rossa', ha parlato di "indagini che non portano a sentenza".

"Renzi ha ragione, servono processi brevi e sentenze in tempi giusti", sottolinea Beniamino Migliucci, presidente dell'Unione delle camere penali italiane (Ucpi) che fornisce la stima.

Per il penalista, senza entrare nel merito della inchiesta di Potenza ("non ho elementi"), va detto che "in generale, da noi, in Italia, c'è una sproporzionata attenzione per le indagini rispetto al dibattimento, senza tener presente che ci deve essere sempre presunzione di innocenza, mentre avviene che si è colpevoli sin dalle indagini".

Per Migliucci "bisogna dedicare più attenzione al processo, al dibattimento. Le indagini spesso, non portano al dibattimento, non si arriva al processo e alla sentenza", ricorda l'avvocato.

"Ma, allungare i tempi di prescrizione per avere giustizia, è però un controsenso, per processi brevi serve una prescrizione breve", dice ancora Migliucci. Perché "indagato, imputato e persone offese hanno diritto di conoscere le verità processuali in tempi brevi".

Migliucci punta il dito contro i "troppi procedimenti penali in generale e le indagini che durano troppo a lungo". Per Migliucci "bisogna dare tempi più brevi e cadenzati alle indagini e arrivare in tempi brevi al processo" perché "la prova si deve avere al processo, visto che parliamo di un processo accusatorio". "Ricordiamoci che siamo il Paese con il maggior numero di condotte sanzionate penalmente - conclude Migliucci - . Il paese del panpenalismo".

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