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Green pass e mascherine, via restrizioni: cosa dicono gli esperti

17 marzo 2022 | 16.25
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Dal 1 aprile l'Italia non sarà più in stato di emergenza per il Covid, ma gli infettivologi invitano alla prudenza

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Verso un allentamento delle restrizioni anti Covid. Dallo stop al green pass all'aperto, all'obbligo di super green pass al lavoro per gli over 50, sono molte le novità emerse dalla cabina regia tra il premier Mario Draghi e i capidelegazione delle forze di maggioranza sulla revisione delle misure anti Covid che prevedono allentamenti. Ma cosa ne pensano gli esperti?

"Mi pare che in generale il premier Draghi ascolti di più il buon senso di una parte della scienza che il suo ministro della Salute e fa bene", sottolinea all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Clinica di malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, che si sofferma anche sul provvedimento relativo alla capienza degli stadi che torna al 100%: "Ci siamo arrivati per ultimi, ma ci siamo arrivati. Lo fanno già tutti i Paesi europei e ora lo faremo anche noi, è una scelta condivisibile".

Decisamente contrario Walter Ricciardi, secondo il quale "l'emergenza giuridica può cessare. Ma non cessa quella sanitaria". Dal primo aprile, il fatto che non ci sia più la struttura commissariale, che corrisponde all'emergenza sul piano giuridica, mi preoccupa. Perché di fatto, quello che succederà è che, sul piano sanitario, continuerà la crisi e, probabilmente, continuerà la crescita dei contagi e - se non li interrompiamo - ci sarà un'ondata forte tra giugno e luglio", ha detto all'Adnkronos Salute. "Verranno ripristinati i meccanismi decisionali pre- pandemia. Servirà essere molto attenti perché se non coordiniamo bene in questa fase, in assenza di emergenza giuridica, ci sarà una porta aperta per il virus alla circolazione tra le Regioni", conclude il consigliere scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza.

Secondo Massimo Andreoni "con oltre 70mila casi al giorno e nel momento in cui stanno emergendo nuove varianti molto contagiose come Omicron 2, alleggerire le misure anti-Covid è un azzardo. Oltretutto c'è la sensazione che l'esplosione dei casi registrata questa settimana sia anche dovuta al fatto che il vaccino anti-Covid possa aver perso un po' di protezione nei confronti dell'infezione da Omicron 2. Ma dobbiamo aspettare dati scientifici per avere certezze su questa ipotesi". "Al di là delle motivazioni e delle valutazioni che ha fatto e farà il Governo - precisa primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma all'Adnkronos Salute - sotto l'aspetto strettamente sanitario ed epidemiologico c'è una preoccupazione per quello che si sta delineando: l'aumento dei casi che ancora non si è trasformato in un aumento delle ospedalizzazioni fortunatamente, ma 100 morti al giorno non sono pochi - avverte -. Era auspicabile che alcune misure venissero mantenute e poi mi preoccupa che venga trasmesso un messaggio alla popolazione in controtendenza con quello della necessità di vaccinarsi. Il mio timore è che questo messaggio di tranquillità e di uscita dallo stato di emergenza possa far calare le vaccinazioni che invece sono lo strumento che ci ha dato la possibilità di tenere quasi tutto aperto".

Da parte sua l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco spiega che "se avessi la possibilità di decidere terrei, per i prossimi mesi, ancora il Green pass che si è dimostrato l'unica arma efficace per aumentare l'adesione alla vaccinazione anti Covid. E' uno strumento che ha funzionato. E lo si vede dalle stesse reazioni violente quando si insiste sul certificato verde". Con il Green pass, spiega all'Adnkronos Salute il docente di igiene all'Università del Salento, "è stata messa in piedi una macchina che ha funzionato. E non costa nulla mantenerla in piedi fino all'estate. Dare questo segnale in una situazione in cui in tutta la primavera continuerà ad esserci una circolazione virale molto elevata potrebbe essere utile", dice Lopalco, sottolineando che "in questa fase, in previsione degli allentamenti degli obblighi di legge sulle misure anti Covid, non deve passare il messaggio che poiché è stato eliminato l'obbligo normativo per qualcosa, questa non sia necessaria. E' un rischio che corriamo". Il virus, conclude, "continua a circolare e continuerà nel futuro. Spero che le lezioni che ciascuno di noi ha appreso, come cittadino, in questi anni non vengano dimenticate e vanificate. Vaccinazione, mascherina e Green pass restano importanti".

Sostiene che "stiamo correndo troppo" e invita alla prudenza Silvio Garattini, fondatore e presidente dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, secondo il quale è un errore "far credere che siamo tornati alla normalità. Non darei questa impressione - spiega all'Adnkronos Salute - perché non è normalità" quella in qui decine di migliaia di persone si infettano quotidianamente e centinaia perdono la vita. E "anche se questo è naturalmente un mio punto di vista, vorrei che" i decisori della roadmap di allentamenti successivi alla fine dello stato di emergenza Covid il 31 marzo "tenessero presente i numeri: solo ieri abbiamo avuto oltre 70mila contagi e ogni giorno abbiamo ancora più di 100 morti". "E' vero che per il momento non abbiamo un aumento delle ospedalizzazioni e dei ricoverati nelle terapie intensive", ammette lo scienziato. Cosa fare, dunque, al di là degli obblighi destinati a cadere dal primo aprile? "Portare la mascherina ci ha evitato l'influenza" nelle ultime stagioni "e potrà evitarci in futuro non solo Covid - osserva Garattini - ma tanti altri tipi di infezione che si trasmettono per via aerea. Come pure le regole igieniche, lavarsi le mani, sono qualcosa che val la pena di continuare a mantenere. E poi attenzione agli assembramenti, che vanno evitati il più possibile perché sono il contesto in cui più si rischia il contagio. E anche se magari non si ha sintomatologia, essere infettati e dover stare in isolamento per un certo numero di giorni non è in ogni caso una cosa molto simpatica".

Parla di "aperture attese, desiderate, volute, improcrastinabili", il virologo dell'università di Milano, Fabrizio Pregliasco che però avverte: "Non dico che sia necessario rallentare. Ma facciamolo con una 'roadmap' che dica questi sono gli step da confermare sulla base dell'andamento epidemiologico". "In Europa - spiega all'Adnkronos Salute - hanno numeri molto alti Germania, Francia e Paesi Bassi, anche se per ora non c'è un aumento dei decessi, dato che va considerato in una riflessione su un eventuale scelta di procrastinare alcune riaperture in funzione di quello che è il potenziale rischio di incremento dei morti. Cosa che si vedrà con chiarezza fra una decina di giorni, visto il ritardo con cui si muove il dato dei decessi rispetto ai contagi". Aprire tutto insieme, prosegue, "è una possibilità, perché quello che ormai si è capito è che avremo probabilmente un andamento endemico di questo virus, quindi dovremo conviverci".
"A mio avviso, però, dovremmo procedere con buonsenso - conclude - aprendo fino a che la temperatura è giusta, altrimenti ci si scotta. "Cosa non dobbiamo fare? Non dobbiamo togliere le mascherine al chiuso. In luoghi di assembramento sono l'elemento che tampona un po' la maggiore quota di rischio", sottolinea

Anche secondo Claudio Mastroianni, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e ordinario di Malattie infettive all'Università Sapienza di Roma "l'obbligo della mascherina al chiuso va tenuto anche in estate". Mentre sullo stop dell'obbligo del super Green pass per gli over 50 "si può fare un ragionamento", aggiunge.

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