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Il ransomware vale 20 miliardi l'anno, finisce in Russia il 74% dei riscatti in criptovalute

30 ottobre 2022 | 13.24
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E' quanto emerge dall'inchiesta sulla 'guerra informatica' che ha chiuso il ciclo autunnale di "Presa Diretta" e che racconta anche la "infowar", la guerra della propaganda. Con i suoi esperti, l'Italia in prima linea nella lotta alla disinformazione

(Fotogramma)
(Fotogramma)

L'economia del ransomware si stima valga 20 miliardi di dollari all'anno. E' quanto emerge dall'inchiesta sulla 'guerra informatica' che ha chiuso il ciclo autunnale di "Presa Diretta", secondo cui, peraltro, nel 2021, il 74% dei riscatti in criptovalute è finito in Russia. Nel mirino dei banditi digitali sono finite grandi aziende e interi paesi. I giornalisti di Presa Diretta sono andati in Irlanda a vedere come i pirati sono riusciti a mettere fuori uso il Servizio Sanitario Nazionale, mentre in Italia è stata attaccata la Sanità della Regione Lazio. Ma la guerra informatica passa anche dalle guerre ibride tra paesi ostili, che organizzano e sferrano veri e propri cyberattacchi contro i loro rivali, per indebolirli, destabilizzarli: Presa diretta ricostruisce, ad esempio, l'incredibile attacco informatico subito a luglio scorso dall'Albania, quando il 90% dei servizi pubblici del paese è stato paralizzato per diversi giorni.

Un capitolo a parte è dedicato alla infowar, la guerra della propaganda, che da mesi manipola, modifica, inventa, per influenzare l'opinione pubblica anche sulla guerra in Ucraina con la potenza di Telegram e Tik Tok e le fabbriche di troll russi; i social network che alimentano la polarizzazione delle opinioni; i meccanismi che agiscono sulla nostra psiche e rendono qualcuno più suscettibile di altri alla disinformazione.

Come racconta la trasmissione di Riccardo Iacona, anche l'Italia partecipa alle attività di monitoraggio e disvelamento delle fake. Walter Quattrociocchi, professore di informatica della Sapienza, ad esempio, guida il team di ricerca dell'ateneo romano che studia i processi di diffusione dell'informazione e della disinformazione, mentre Luisa Verdoliva, docente di telecomunicazioni della Federico II di Napoli in prima linea contro i 'deepfake', dirige diversi progetti di multimedia forensic con l’obiettivo di ideare tecnologie capaci di identificare immagini e video modificati e collabora anche col Pentagono.

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