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Larino, 200 detenuti: "Inutile andare a messa se siamo scomunicati". Vescovo: "Francesco scuote le coscienze"

06 luglio 2014 | 15.25
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La protesta dei carcerati rinchiusi nella Sezione di alta sicurezza del penitenziario molisano, a due settimane dalle parole del Papa contro la 'ndrangheta. Mons. Bregantini: "I detenuti si interrogarono seriamente e vogliono capire"

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"Se siamo scomunicati, a Messa non vale la pena andarci". Così hanno detto al cappellano del carcere di Larino i quasi 200 detenuti per 'ndrangheta rinchiusi nella Sezione di alta sicurezza del penitenziario molisano. Dopo le parole pronunciate dal Papa due settimane fa in Calabria contro gli uomini dei clan "adoratori del male" che "non sono in comunione con Dio", in molti si sono lamentati rifiutandosi di partecipare alle celebrazioni religiose.

Una protesta che ha portato il cappellano del carcere a invitare questa mattina il vescovo di Termoli Larino, Gianfranco De Luca, a parlare ai detenuti per spiegare il senso dell'intervento del Papa.

''È una cosa sorprendente che conferma quanto il Papa parlando, incida nelle coscienze", dice l'arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Bregantini. Non si tratta di ''nessuna rivolta, i detenuti sono persone serie - assicura Bregantini - e si interrogarono seriamente sulle parole di Papa Francesco, che prendono in grande considerazione, e hanno chiesto di capire bene il pensiero del Santo Padre. Per questo hanno interpellato il cappellano del carcere di Larino e il vescovo di Termoli. Il loro atteggiamento -conclude mons. Bregantini - merita grande rispetto perché dimostra quanto sia preziosa la parola del Papa''. E ''come non sia vero che dire certe cose, sia clericalismo. In realtà le parole del Papa, come quelle della Chiesa e di Gesù Cristo, hanno sempre una valenza etica che diventa poi sempre culturale ed economica, quindi con grandi riflessi politici''.

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