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Migranti, Casarini (Mediterranea): "Da Governo risposte insufficienti a dramma umanitario"

22 gennaio 2022 | 15.37
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(Foto Mediterranea)
(Foto Mediterranea)

"Il sistema messo in campo dal governo per affrontare il fenomeno migratorio non può funzionare. Bisogna riconoscere la realtà per quella che è: migliaia di persone, esseri umani, fuggono dalla Libia e dai campi di concentramento. Ha ragione il sindaco di Lampedusa, questa non può essere una eterna emergenza". Luca Casarini, uno dei capomissione di Mediterranea Saving Humans, da ieri è sulla più grande delle Pelagie per seguire le operazioni di sbarco dalla Mare Jonio. A bordo della nave umanitaria battente bandiera italiana fino a poche ore fa erano in 214, soccorsi in due diverse operazioni nel Mediterraneo centrale. Uomini, donne e bimbi in fuga dalla Libia che sul corpo, spiegano i soccorritori, portano i segni degli orrori e delle violenze subite.

"Se teniamo a quelle vite, se non vogliamo che muoiano in mare, invece di finanziare la cosiddetta guardia costiera libica, che cattura e deporta e non salva - dice Casarini all'Adnkronos -, bisogna finanziare la nostra guardia costiera e mettere in mare più soccorritori, più navi. Ad esempio anche quelle della nostra Marina militare, come si fece per l'operazione Mare Nostrum". E proprio agli uomini e alle donne della Capitaneria di porto Casarini rivolge un ringraziamento per "le operazioni di soccorso che proseguono ancora in queste ore".

Dopo il sollievo per lo sbarco dei naufraghi soccorsi dalla Mare Jonio (142 già approdati a Lampedusa e 70 destinati a Pozzallo e in arrivo nelle prossime ore), il pensiero, però, è rivolto agli equipaggi di Geo Barents e Louise Michel, che "stanno continuando a soccorrere persone in mare nonostante abbiano a bordo già naufraghi. Bisogna che poi li facciano sbarcare subito, che non li tengano ancora in mezzo al mare".

Per Casarini con la vicenda Mare Jonio, che "aveva a bordo 214 donne, uomini e soprattutto bambini, nonostante si stia concludendo, si è visto quello che non va". Innanzitutto l'assegnazione del porto.

"Dopo il soccorso, 20 ore dopo la nostra richiesta - spiega -, ci hanno assegnato un 'place of destination' e non un Pos (Place of safety). La Convenzione di Amburgo lo prevede, ma solo dopo l'arrivo dei sopravvissuti in un place of safety. Perché il Viminale non concede più place of safety per questi naufraghi? Forse non li ritiene tali? E perché le operazioni di soccorso in mare, anche quelle condotte dalla Guardia costiera, non sono riconosciute come 'eventi Sar'? Per i non addetti ai lavori sembreranno dettagli, ma non vorrei che fosse un modo per tentare, alla lunga, di aggirare l'obbligo al soccorso previsto dalle Convenzioni internazionali".

"Questo sistema insufficiente e poco razionale di affrontare un dramma umanitario che si conosce benissimo - denuncia il capomissione di Mediterranea - provoca cose inaccettabili: bambini di meno di un anno costretti a stare per giorni a bordo di una nave, vicina a un porto dove dovrebbero, invece, essere subito sbarcati. Persone che hanno subito torture e stavano per morire in mare, costrette a dormire sul ponte della nave che li ha soccorsi in attesa di 'decisioni politiche'. Questo non è tollerabile", conclude Casarini. (di Rossana Lo Castro)

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