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Migranti: eritreo arrestato, da Procura Palermo nuove accuse

21 luglio 2016 | 19.36
LETTURA: 4 minuti

Francesco Lo Voi e Maurizio Scalia
Francesco Lo Voi e Maurizio Scalia

Nuove accuse all'eritreo arrestato lo scorso maggio in Sudan dalla Procura di Palermo con l'accusa di essere uno dei trafficanti di esseri umani più pericoloso al mondo. Oggi la Procura diretta da Francesco Lo Voi ha depositato una memoria lunga quasi trenta pagine in cui elenca diciassette nuovi elementi di accusa a carico del giovane eritreo estradato a giugno. Il ragazzo ha sempre sostenuto che ci sia stato uno scambio di persona, ma i magistrati sono certi che si tratti del trafficante ricercato da anni. Mered Yehdego Medhane, eritreo di 35 anni, secondo i magistrati ha un grosso "spessore criminale" e per anni sarebbe stato impegnato nella "incessante attività nell'organizzazione di viaggi via mare verso le coste siciliane". Nell'interrogatorio il giovane eritreo ha detto che non è lui l'uomo ricercato e secondo alcuni parenti ci sarebbe stato uno scambio di persona, ma i pm non hanno dubbi e oggi lo ribadiscono in una memoria.

"In particolare, nell’ambito dell'associazione a delinquere Medhanie rivestiva il ruolo di capo e promotore del sodalizio, provvedendo ad organizzare dapprima la rotta terrestre dei migranti (in talune occasioni anche “acquistando” gruppi di migranti da altri sodalizi criminosi operanti in Africa che li avevano in precedenza sequestrati) per consentire loro di raggiungere le coste del Mediterraneo ove gestiva, in concorso con altri soggetti, i luoghi per la loro concentrazione, anche vigilati da guardie armate, nei pressi di Zwarah e di Tripoli da cui, in seguito, organizzava dietro compenso le traversate via mare per raggiungere la Sicilia, nonché mettendo i migranti in diretto contatto con i referenti sul territorio italiano per organizzarne la ricezione in Sicilia ovvero la fuga dai centri di accoglienza per poi aiutarli, dietro ulteriore pagamento, a raggiungere i paesi del Nord Europa individuati quale meta finale del viaggio dai singoli migranti", scrivono i magistrati. L'inchiesta è coordinata dall'aggiunto Maurizio Scalia e dai pm Gery Ferrara e Annamaria Picozzi.

'Era operativo tra il Sudan e la Libia'

"In sintesi, dunque, Medhanie risultava essere operativo tra il Sudan e la città libica di Tripoli ed era uno dei trafficanti di migranti clandestini maggiormente coinvolto nell’organizzazione dei viaggi in nave verso le coste siciliane. Risulta accertato che molti dei componenti del sodalizio operanti nel territorio nazionale erano ben a conoscenza degli arrivi dei barconi fatti partire dal Medhanie per il quale, tuttavia, a differenza del complice Ermias, non si registravano contatti telefonici diretti con il territorio nazionale in quanto lo stesso si affida a programmi di comunicazione digitale che impiegano protocollo VOIP, quali Skype, Viber o WhatsApp come emergeva dal contenuto delle conversazioni intercettate", scrivono i magistrati.

"In ogni caso, dall’attività tecnica sulla citata utenza sono emersi indiscutibili elementi che confermano lo spessore criminale del trafficante, la sua incessante attività nell’organizzazione di “viaggi” via mare per le coste siciliane, i suoi contatti con i trafficanti responsabili della “rotta terrestre” africana, ma anche i contatti con dei suoi sodali operanti in varie parti del mondo, in primis in Africa, ma anche in Europa, tra cui l’Italia".

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