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'Padre, ho peccato': per penitenza, puoi aiutare gli anziani del palazzo

07 aprile 2017 | 16.53
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La penitenza diventa sociale. Fai peccato? Fai un'opera buona, aiuta gli anziani nel condominio. A raccontare l'evoluzione sociale dell'espiazione dei peccati in linea con quanto ammonisce sempre papa Francesco sul fatto che i confessori non devono 'bastonare', il frate minore conventuale Rocco Rizzo, rettore del collegio dei penitenzieri vaticani, in un'intervista all'Osservatore Romano. "Per quanto mi riguarda, - dice il rettore del Collegio dei penitenzieri - nei tempi forti come la quaresima e l’avvento cerco di suggerire una penitenza più sociale, legata cioè alle opere di misericordia spirituali e corporali. In pratica chiedo di fare un’opera buona: per esempio, chi vive in un condominio può aiutare un vecchietto a fare la spesa, oppure cercare di consolare chi è afflitto e offrire una parola buona a chi ne ha bisogno. E questo è anche il tema del messaggio quaresimale di quest’anno".

Il rettore parla delle cifre delle confessioni nell'anno giubilare: "durante l’anno santo ho confessato 6383 fedeli, di cui 2445 di lingua spagnola. Moltissimi di loro si sono riavvicinati al sacramento dopo tanti anni. Ci sono stati molti casi di persone che non si confessavano da almeno 30 anni, alcuni anche da 60. Però, in quasi tutti vi era il desiderio di incominciare un cammino nuovo. Poi alcuni sono venuti solo per parlare, per ascoltare una buona parola, per un consiglio, o per sapere qualcosa di più sulla religione cattolica e sul sacramento della confessione: molti di questi non erano cristiani, ma musulmani, ebrei, indù, buddisti, anche atei o agnostici".

Dopo la chiusura della porta santa, però, "l'affluenza è diminuita - spiega il rettore del Collegio dei penitenzieri al quotidiano d'Oltretevere. - Adesso con la quaresima è riaumentata un po': soprattutto c’è maggiore presenza di preti e di suore, mentre i laici sono pochi. D’altronde i pellegrinaggi numerosi sono meno e non sono più così frequenti come nell’anno santo".

Il rettore parla anche dell'approccio dei giovani al confessionale: "C’è una buona percentuale che si confessa da noi. Alcuni provengono da comunità, gruppi, associazioni laicali e sono più preparati alla confessione. Molti invece si sono accostati al sacramento in occasione della prima comunione e si sono fermati lì. Quando capitano questi casi, la confessione diventa molto difficile, soprattutto perché bisogna aiutare il penitente a scavare un po’ dentro la coscienza. Il relativismo ormai ha preso il sopravvento e quindi si è perso il senso del peccato. Alcune questioni per molti non rappresentano un problema, per cui non vengono considerate nemmeno materia di confessione".

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