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Papa: "Bisogna andare avanti nel rinnovamento irreversibile della Chiesa"

09 marzo 2015 | 12.54
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Francesco in una lettera inviata all'arcivescovo di Buenos Aires: "La teologia deve essere espressione di una Chiesa che è 'ospedale da campo', che vive la sua missione di salvezza nel mondo". Bergoglio celebra le donne: "E' sterile un mondo dove sono emarginate"

Papa Francesco (Infophoto)
Papa Francesco (Infophoto)

"Il Concilio Vaticano II è stato un aggiornamento, una rilettura del Vangelo nella prospettiva della cultura contemporanea. Ha prodotto un irreversibile movimento di rinnovamento e adesso bisogna andare avanti". E' l'esigenza che Papa Francesco sottolinea nella lettera inviata al cardinale Mario Aurelio Poli, arcivescovo di Buenos Aires, in occasione del 100° anniversario di fondazione della facoltà di Teologia della Pontificia Universidad Catolica Argentina.

Il Papa avverte che "insegnare e studiare teologia significa vivere su una frontiera, quella in cui il Vangelo incontra le necessità della gente a cui va annunciato in maniera comprensibile e significativa. Dobbiamo guardarci - ammonisce - da una teologia che si esaurisce nella disputa accademica o che guarda l'umanità da un castello di vetro. Si impara per vivere: teologia e santità sono un binomio inscindibile. La teologia sia dunque radicata e fondata sulla Rivelazione, sulla Tradizione, ma anche accompagni i processi culturali e sociali, in particolare le transizioni difficili".

Raccomanda Francesco: "In questo tempo, la teologia deve farsi carico anche dei conflitti: non solamente quelli che sperimentiamo dentro la Chiesa, ma anche quelli che riguardano il mondo intero e che si vivono lungo le strade. Non accontentatevi di una teologia da tavolino - esorta i teologi - Il vostro luogo di riflessione siano le frontiere. E non cadete nella tentazione di verniciarle, di profumarle, di aggiustarle un po' e di addomesticarle. Anche i buoni teologi, come i buoni pastori, odorano di popolo e di strada e, con la loro riflessione, versano olio e vino sulle ferite degli uomini".

Per il Papa, la teologia deve essere "espressione di una Chiesa che è 'ospedale da campo', che vive la sua missione di salvezza e guarigione nel mondo. La misericordia non è solo un atteggiamento pastorale ma è la sostanza stessa del Vangelo di Gesù. Vi incoraggio a studiare come nelle varie discipline, la dogmatica e la morale, la spiritualità e il diritto, possa riflettersi la centralità della misericordia. Senza la misericordia - ricorda - la nostra teologia, il nostro diritto, la nostra pastorale corrono il rischio di franare nella meschinità burocratica o nell'ideologia che, di natura sua, vuole addomesticare il mistero. Comprendere la teologia è comprendere Dio, che è Amore".

Francesco indica dunque come modello "certamente non un teologo 'da museo' che accumula dati e informazioni sulla Rivelazione senza però sapere davvero che cosa farsene. Né tantomeno un 'balconero' della storia. Il teologo sia una persona capace di costruire attorno a sé umanità, di trasmettere la divina verità cristiana in dimensione veramente umana; non un intellettuale senza talento, un eticista senza bontà o un burocrate del sacro".

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