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Portare sfiga non è reato, ma dare dello iettatore sì

12 novembre 2015 | 09.23
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Portare sfiga non è reato, ma dare dello iettatore sì

Augurare la cattiva sorte? Non è reato. A dirlo è la Suprema Corte di Cassazione. In sostanza, quando il malaugurio si limita a “niente più che un auspicio o una previsione” è perfettamente lecito.

Nel caso di specie - si legge nella newsletter dello Studio Cataldi - la Corte ha annullato parzialmente la condanna inflitta dal giudice di pace a un ragazzo che, mollato dalla sua ex, ferito nell’orgoglio, aveva inviato un sms iettatore con su scritto “ignorante, perderai tutto illusa, farai la stessa fine di tuo padre”, presagendo che il suo “baretto” sarebbe fallito.

Per la Suprema Corte, non può parlarsi di minaccia in quanto il male prospettato non è dipendente dalla volontà dell’agente, rappresentando soltanto un auspicio.

Ma se non è reato augurare agli altri la cattiva sorte, attenti a dare dello iettatore a qualcuno perché in tal caso, viene a ledersi la dignità di una persona.

In una recente sentenza, il Palazzaccio ha confermato infatti la condanna del conduttore di una trasmissione radiofonica per diffamazione perché nei confronti di una persona aveva affermato: “porta male, tanto che devo toccar ferro perché porta anche sfortuna”.

Nella vicenda, la Cassazione ha sancito che “commette il reato di diffamazione, quindi, chiunque adoperi termini che risultino offensivi, in base al significato che essi vengono oggettivamente ad assumere, a prescindere dal loro spessore culturale e dalla loro base scientifica, nella comune sensibilità di un essere umano collocata in un determinato contesto storico e in determinato ambito sociale”.

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