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Roma, uccise tre donne a coltellate: spettro serial killer

17 novembre 2022 | 12.18
LETTURA: 4 minuti

Le vittime trovate morte a poche centinaia di metri di distanza in due abitazioni del quartiere Prati

Roma, uccise tre donne a coltellate: spettro serial killer

Tre omicidi in poche ore nel quartiere Prati a Roma, a poche centinaia di metri di distanza. Mentre erano ancora in corso i rilievi della Polizia Scientifica in via Augusto Riboty 28, dove all’interno di un palazzo sono state trovate due donne cinesi morte, una volante della squadra mobile si è allontanata a sirene spiegate per raggiungere un appartamento in via Durazzo, a poca distanza, dove è stata trovata uccisa a coltellate una donna colombiana di 65 anni. Non si esclude che l’autore dei tre omicidi, su cui indaga la Polizia di Stato, possa essere lo stesso.

Tutte e tre le vittime sono state uccise a coltellate: un elemento che, oltre alla vicinanza dei luoghi dove sono stati compiuti i delitti avvalora l’ipotesi che possa essersi trattato dello stesso autore.

In queste ore gli investigatori stanno analizzando le immagini delle videocamere di sorveglianza e analizzeranno anche i tabulati telefonici delle vittime, legate al mondo della prostituzione, L'ultima vittima, in particolare, aspettava un cliente. Da capire, ora, come l'uomo l'abbia contattata, se con un appuntamento preso in una app di incontri o se, invece, con una telefonata. Passati al setaccio anche i filmati delle telecamere, le celle telefoniche e i siti di incontri escort.
Il corpo di una delle due cinesi uccise in via Riboty è stato trovato nudo sul pianerottolo e questo fa pensare che la vittima stesse tentando di fuggire dall’aggressore.

OMICIDI VIA RIBOTY - "Le due donne uccise qui abitavano entrambe nell'appartamento al primo piano e si prostituivano ma noi non abbiamo mai sentito nulla. Erano molto discrete, oltretutto essendo noi in affitto non abbiamo nemmeno mai avuto la necessità di lamentarci, mancando il viavai di clienti". A parlare all'Adnkronos è una donna che lavora nell'ufficio accanto al bilocale al 28 di via Riboty, nel quartiere Prati, dove stamattina due cinesi sono state uccise con diverse coltellate al torace. "Sono arrivata in ritardo, verso le 10,50 un collega mi ha detto 'non venire, corri'. Ho capito dalla frase confusa e concitata che era successo qualcosa e quando sono arrivata sotto al palazzo non c'era stranamente nessuno. Mi ha raccontato un mio dipendente che era da solo in quel momento, in una stanza che però fa angolo con piazzale Clodio e che è a due camere di distanza dall'appartamento, dove è avvenuto l'omicidio, che sono stati fatti rimanere col portone chiuso. Il corpo di una delle due donne, infatti, è stato trovato sul pianerottolo dal portiere che scendeva dal quarto piano, dove stavano facendo un trasloco. Abbiamo sentito solo le sue urla, nessuno quelle delle donne".

IL DELITTO TRA LE 10.30 E LE 11 - "Le due donne sono state uccise tra le 10.30 e le 11. Lo so per certo perché mi hanno portato la cucina e ho salito le scale a piedi fino al nono piano, dove si trova l'appartamento in cui mi sto trasferendo". Riferisce all'Adnkronos un giornalista che questa mattina era nel palazzo al 28 di via Riboty, nel rione Prati, dove sono state uccise due donne cinesi. "Non ho preso l'ascensore perché era occupato, sono quindi anche passato davanti all'abitazione delle due vittime ed era tutto tranquillo alle 10.30 - racconta - Alle 11, mentre ero in casa, mi ha chiamato il portiere per dirmi che c'era stato un omicidio e non potevo uscire perché una delle vittime era sul pianerottolo. Ci sono rimasto 3 ore e mezza, quando poi la polizia mi ha fatto andare in questura a testimoniare".

LA TELECAMERA NELLA CASA DEL DELITTO - Nell'appartamento in via Augusto Riboty 28, dove le due donne cinesi sono state uccise questa mattina ci sarebbe una telecamera che punta proprio in strada. E' l'informazione fornita all'Adnkronos da una donna che nel palazzo lavora: "Un giorno arrivai col motorino - ricorda - una delle due donne, sempre molto discrete, mi disse che avrei potuto lasciarlo davanti all'ingresso, così da poterlo eventualmente controllare grazie a una telecamera da loro nascosta dietro un vaso. Credo l'avessero posizionata per controllare gli ingressi".

Se questa informazione si rivelerà fondata, gli investigatori avrebbero uno strumento prezioso per risalire all'identità dell'assassino, che le vittime hanno fatto entrare in casa. Proprio come ha fatto, poco dopo, la 65enne colombiana uccisa nel seminterrato a 900 metri di distanza, in via Durazzo, anche quella strada costellata di telecamere.

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