Ma non c'è solo Vicolo del Cinque tra le strade 'da incubo' del centro storico: esercizi commerciali selvaggi, tavolini e dehors che occupano senza limiti il suolo pubblico, ambulanti abusivi e una concentrazione di bed & breakfast ormai fuori controllo sono una costante da piazza Navona a Campo de' Fiori
A Trastevere in due chilometri un bar-ristorante o locale mordi e fuggi ogni quaranta metri. In vicolo del Cinque, nel cuore del rione, ce ne sono ventiquattro: uno ogni cinque passi. Sono alcuni dei numeri della mappa del degrado del centro storico di Roma, dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 1980, presentata da Italia Nostra Roma e dal Comitato SOS Ponte e Parione al Teatro dell'orologio.
Uno studio condotto da cinquanta studenti della Facoltà di Architettura della Sapienza, del terzo anno del corso di laurea in 'Gestione del Processo Edilizio', che hanno passato al setaccio i rioni Ponte, Parione (la zona di via dei Coronari, piazza Navona e Campo de' Fiori, per intenderci) e Trastevere. Esercizi commerciali selvaggi, tavolini e dehors che occupano senza limiti il suolo pubblico, ambulanti abusivi e una concentrazione di bed & breakfast ormai fuori controllo, con automatici riflessi sullo spopolamento dei residenti, sono gli elementi di degrado più evidenti che emergono dal censimento. Dati, foto e grafici da oggi disponibili on line sul sito 'romanunfalastupida'.
''Abbiamo chiesto all'Unesco di verificare se il centro storico di Roma può ancora considerarsi patrimonio dell'umanità'', ha detto il professore Silvano Curcio, docente della Sapienza nonché presidente di SOS Coronari Ponte Parione. ''Una provocazione, naturalmente. Ma ormai siamo in una emergenza da codice rosso. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una devastante situazione di degrado e di illegalità, a una escalation al di fuori di ogni controllo nelle piazze e nelle strade del centro storico che ha stravolto il suo tessuto urbano e sociale, snaturando le storiche destinazioni d'uso e innescando un processo di espulsione dei residenti''.
Gli studenti, organizzati in gruppi autogestiti, hanno seguito per sette mesi la situazione nelle strade e nelle vie di tre rione emblematici del degrado. ''E' uno studio in progress, proseguiremo con Monti e altri - ha sottolineato Curcio, coordinatore del progetto - E' la prima volta che uno studio del genere viene prodotto''.
Situazione fuori controllo anche a Ponte e Parione, dove i caratteri identitari dei rioni sono ormai un lontano ricordo. ''Artigiani, antiquari, negozi di vicinato sono soffocati da presunti ristoranti tipici e improvvisati fast food'', ha spiegato Elena Pizzullo, studentessa e coordinatrice di uno dei gruppi. Su 448 potenziali negozi, uno su quattro è dedicato alla somministrazione di alimenti e bevande (121 tra ristoranti, pub, enoteche, bar-gelaterie) mentre solo 83 sono le botteghe rimaste e un negozio su sei (72) risulta chiuso. ''Roma Capitale ha istituito con la delibera del consiglio comunale 139/1997 l'Albo dei negozi storici. Siamo curiosi di conoscere le azioni di valorizzazione promosse dal Comune per tutelare queste attività''.
Non solo ristorazione selvaggia. Tra i punti critici messi in luce dal censimento anche i rifiuti a cielo aperto in angoli e vie dei rioni, le aree pedonali non rispettate, marciapiedi trasformati in una selva di scooter. ''Fattori che si amplificano l'un l'altro. Il nostro - ha concluso Curcio - è un ultimo grido lanciato all'amministrazione di questa nostra Roma''.
