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Trieste: utilizza conti società per sue spese e ne causa fallimento

17 marzo 2015 | 15.08
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Il titolare di una storica agenzia di spedizioni è finito ai domiciliari con l'accusa di bancarotta fraudolenta. L’impresa era stata dichiarata fallita a dicembre 2014, dopo oltre 70 anni di storia nel porto di Trieste

Trieste: utilizza conti società per sue spese e ne causa fallimento

Utilizzava i conti della società di cui era amministratore per le sue spese personali. Così il titolare di una storica agenzia di spedizioni triestina ha causato il fallimento della società. L'imprenditore è finito agli arresti domiciliati perché considerato responsabile di bancarotta fraudolenta. L'ordinanza, emessa dal gip del Tribunale di Trieste che ha disposto la misura degli arresti domiciliari, è stata eseguita dalla guardia di finanza. Le indagini sono scattate dopo la dichiarazione di fallimento di una società a responsabilità limitata del capoluogo giuliano, operante nel settore delle spedizioni marittime e terrestri e di gestione magazzini.

L’impresa era stata dichiarata fallita nel dicembre dello scorso anno, dopo oltre 70 anni di storia nel porto di Trieste. Anni in cui era riuscita a diventare una delle maggiori aziende impegnate nell’import-export del caffè, grazie ad accordi di traffico con omologhi partner austriaci, tedeschi, olandesi, albanesi, ungheresi, ecc. e ad impiegare oltre 30 dipendenti.

In particolare, i militari della Guardia di finanza hanno eseguito controlli bancari e contabili, che hanno fatto emergere le condotte penalmente rilevanti assunte dall’amministratore, esponente della terza generazione famigliare al vertice della società. Nel caso specifico, il soggetto è stato denunciato all’autorità giudiziaria per aver distratto ingenti risorse finanziarie a danno della società fallita per oltre 800.000 euro.

L’indagato, in qualità di amministratore, aveva sistematicamente disposto delle risorse sociali come fossero proprie, per finalità completamente estranee all’oggetto dell’attività aziendale. Numerosi sono stati i prelevamenti in contanti effettuati sui conti correnti della società, come pure numerosi i bonifici disposti dallo stesso amministratore in favore di se stesso per importi di gran lunga superiori a quelli spettanti per l’attività svolta, giustificando in contabilità tali uscite con la laconica dicitura “spese amministratore”.

La misura restrittiva della libertà personale è stata applicata in relazione al pericolo di reiterazione del reato, sia per il comportamento tenuto dall'imprenditore nella gestione aziendale, sia perché, lo stesso, mentre erano ancora in corso le indagini, si stava adoperando per la creazione di una nuova struttura societaria che sarebbe dovuta subentrare nelle attività della fallita.

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