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Vaccini, Siti: ormai superati programmi con anti-Hpv solo a femmine

03 ottobre 2014 | 16.35
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Vaccini, Siti: ormai superati programmi con anti-Hpv solo a femmine

"Il maschio è, al contempo e al pari della femmina, egli stesso a rischio, con un peso talmente importante (le patologie tumorali Hpv-correlate sono per circa 1/3 a carico del maschio) da farci ritenere superati i vigenti programmi vaccinali che riservano tale vaccinazione solo al sesso femminile". Lo ha sottolineato Michele Conversano, presidente della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), riunita a congresso in questi giorni a Riccione.

Ogni anno in Italia il costo complessivo della prevenzione secondaria e del trattamento delle principali patologie Hpv 6, 11, 16, 18-correlate è pari, in media, a oltre 290 milioni di euro l'anno. Oggi la vaccinazione è ancora più sostenibile da un punto di vista economico per la diminuzione dei costi, evidenziano gli esperti, essendo possibile vaccinare la coorte dei dodicenni, maschi e femmine, e una coorte di venticinquenni allo stesso costo della vaccinazione di una sola coorte femminile nel 2008. "La nuova strategia vaccinale contro le patologie Hpv correlate - ha aggiunto Conversano - guarda con particolare attenzione al maschio, sulla scorta di quanto già fanno alcuni Paesi (Stati Uniti, Australia e Canada) che hanno già introdotto anche per gli uomini la vaccinazione nel 12° anno di vita. La difficoltà nella prevenzione di questa malattia, che costituisce la principale causa di tumori da virus Hpv e che in Italia è responsabile di circa 130.000 casi di patologie benigne (condilomi) o tumorali è in parte dovuta alla sottovalutazione del partner maschile quale serbatoio e veicolo di trasmissione della malattia".

"È una questione etica e di equità sociale - ribadisce il presidente Siti - rivalutare l'obiettivo di sanità pubblica e le attuali priorità vaccinali anti Hpv. Due Regioni italiane, Puglia e Veneto, sono in prima linea in questo senso, avendo deciso e deliberato di estendere la vaccinazione anti papillomavirus in gratuità anche ai maschi (coorte dei dodicenni). E' bene che le altre Regioni seguano l'esempio".

Di universalità della vaccinazione si è discusso anche per un'altra patologia infettiva, che riguarda i più piccoli: la varicella. Le esperienze a lungo temine maturate in altri Paesi - Stati Uniti e alcuni Paesi europei che hanno già adottato da tempo programmi di vaccinazione universale contro la varicella - hanno fornito chiari indicatori (riduzione dei casi e dei ricoveri) a favore dell'implementazione in altre aree di questi programmi di prevenzione vaccinale. "Abbiamo solide evidenze scientifiche - ha spiegato Paolo Bonanni, Ordinario di Igiene all'Università di Firenze e coordinatore del Gruppo Vaccini della Siti - a sostegno della vaccinazione di routine dell'infanzia (Urv) per la varicella. Nelle Regioni pilota, dove l'Urv è già in atto, sono disponibili dati a supporto che dimostrano l'efficacia della strategia vaccinale anche in termini di ridotte ospedalizzazioni e costi correlati. In tale prospettiva, il vaccino Mprv, quadrivalente che aggiunge alla prevenzione di morbillo, parotite e rosolia (Mpr) anche quella contro la varicella, sarà uno strumento fondamentale in ragione della semplificazione organizzativa che consente e delle ottime coperture che ha permesso di raggiungere in breve tempo nelle regioni che lo hanno adottato".

Un approccio ben focalizzato sullo scenario demografico e anche economico del nostro Paese è quello presentato dagli esperti in merito alla prevenzione dell'Herpes Zoster, il cosiddetto 'Fuoco di Sant'Antonio', patologia dolorosa e debilitante che riguarda soprattutto i soggetti anziani e fragili e che in essi vede la riattivazione del virus della Varicella Zoster.

"La gestione terapeutica dell'Herpes Zoster e della nevralgia post herpetica - ha sottolineato Giancarlo Icardi, Ordinario di Igiene all'Università degli Studi di Genova - è complessa e spesso insoddisfacente. Il vaccino anti-Herpes Zoster è ritenuto efficace, con dati di protezione nel lungo periodo già disponibili. Tale strumento di prevenzione è raccomandato o è già in uso in diversi Paesi, sulla base di una indicazione per età. In Italia sarebbe opportuno proporre, attraverso un'attenta politica di sanità pubblica, il vaccino anti Herpes Zoster nella fascia di età 60-70 anni e alla popolazione a rischio con alcune patologie croniche".

Con l'aumentare della popolazione anziana e fragile, infatti, la previsione è di un aumento nel prossimo futuro dei casi di Fuoco di sant'Antonio, malattia che in media una persona su 4 sviluppa nel corso della vita e che oggi riguarda circa la metà degli ultra ottantenni. Infine, un ulteriore elemento emerso è la difformità regionale in tema di coperture e di offerta di programmi vaccinali a favore dei cittadini, come dimostrano i dati, riproposti nel corso dell'incontro, del Rapporto 2013 dell'Osservatorio Civico sul Federalismo in Sanità.

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