Negli stessi giorni in cui Paolo Sorrentino descrive Roma come “una città ferma, stanca, moscia, priva di qualsiasi idea di futuro”, c'è un'altra Roma, piena di energie, che viene fuori grazie al lavoro di un gruppo di artisti capitanato da Pietro Jona. Energie sane, nuove, sorprendenti, spesso frustrate e soffocate dall’establishment e invece indagate e mostrate da Jona e dal team di Reaction Roma. Per oltre un anno e mezzo questo gruppo di artisti ha lavorato per portare per la prima volta in un museo d’arte contemporanea (al Macro di Testaccio fino al 3 dicembre) le immagini girate dalle persone che vivono la città quotidianamente.
“Sapevo che partire da Roma sarebbe stato durissimo sia per il momento storico sia per l’immobilità secolare di questa città – spiega il regista e ideatore di Reaction Roma, la videoinstallazione in corso al Macro Testaccio-. Se riuscivo qui avrei potuto realizzarlo ovunque. E ce l’abbiamo fatta”. Una mission “quasi impossible”. “Quando si parte con un progetto che prova a usare un nuovo linguaggio e introduce nuovi punti di vista – continua Jona -, non ci si può aspettare grande aiuto: stanno tutti a guardare timorosi in attesa della tua visione, non catalogabile, vibrante e espressione di centinaia di pensieri: quindi pericolosa. Solo dopo si metteranno al tuo fianco. E’ un problema culturale. Non è così in altri paesi”.
Il successo della mostra al Macro è di buon auspicio. “Reaction Roma dovrebbe rifarsi anche l’anno prossimo – anticipa il regista - e mi è stato promesso con altre risorse”. Nel frattempo, vista l’applicabilità del format a tutte le metropoli contemporanee, sono già state gettate le basi per una Reaction Madrid e presi i primi contatti per una Reaction Amsterdam e Reaction Sidney. “Siamo diventati uno dei progetti per Rome city of film dell’Unesco – aggiunge Jona - che potrebbe aprirci rapidamente delle collaborazioni in altre città nel mondo”.
