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Centomila medici in fuga da Ssn ma 'invisibili' per la politica

06 dicembre 2022 | 18.55
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Campagna della Fnomceo, Anelli: “'In questi anni neanche un euro destinato ai professionisti”

Centomila medici in fuga da Ssn ma 'invisibili' per la politica

In Italia 100mila medici sono pronti ad abbandonare il Servizio sanitario nazionale nei prossimi 5 anni, sempre più strutture vengono chiuse, gli stipendi non sono adeguati e lo stato di salute psico-fisica dei camici bianchi è peggiorato, ma per la politica i medici sono 'Invisibili', come denuncia la campagna lanciata oggi a Roma dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), in affissione e con uno spot che verrà diffuso sui social media e proiettato nelle sale cinematografiche. "La scarsa attrattività del Ssn - avverte il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli - potrebbe avere conseguenze drammatiche: se è vero che un medico su tre vuole abbandonare il Ssn, tra pensionamenti e dimissioni potremmo trovarci fra 5 anni con un 'buco' di 100mila medici".

Secondo i dati della Federazione Cimo-Fesmed - ricorda Fnomceo - tra il 2010 e il 2020 in Italia sono stati chiusi 111 ospedali e 113 pronto soccorso e tagliati 37mila posti letto. Nelle strutture ospedaliere mancano oltre 29mila professionisti sanitari. La stima è che già oggi, tra ospedale e territorio, manchino più di 20mila medici: 4.500 nei pronto soccorso, 10mila nei reparti ospedalieri, 6mila medici di medicina generale. La situazione potrebbe peggiorare nei prossimi 5 anni, quando andranno in pensione 41mila tra medici di famiglia e dirigenti medici (proiezioni su dati Agenas), che diventano 50mila se consideriamo tutti i medici del Ssn.

A questo si aggiunge il fenomeno della fuga dagli ospedali: dal 2019 al 2021 - secondo i dati Anaao-Assomed - hanno abbandonato l'ospedale circa 8mila camici bianchi per dimissioni volontarie, perché il peggioramento delle condizioni di lavoro porta molti professionisti a voler fuggire dal Ssn oppure a voler cambiare mestiere. Situazione analoga per i medici di famiglia, che sempre più spesso ricorrono al pre-pensionamento per dedicarsi alla libera professione. Tanto che, tra pensionamenti e 'rinunce', in 5 anni, dal 2016 al 2021, i medici di famiglia sono passati da 44.436 a 40.769 (dati Sisac) e molti pazienti sono rimasti privi di un proprio medico di fiducia.

E ancora: i numeri rilevati da Enpam mostrano 3mila pensionamenti di medici di famiglia l'anno negli ultimi 3 anni, rimpiazzati dai nuovi ingressi solo per un terzo. Eppure, secondo gli italiani, un medico non vale l'altro: a renderlo unico è il rapporto consolidato di fiducia. Tanto che, in tutti i sondaggi, la fiducia nel medico di famiglia si assesta intorno all'80%. E il 56% dei pazienti, secondo uno studio Fimmg, considera il proprio medico "speciale".

La fuga dei medici dal Ssn - sostiene la Federazione degli Ordini dei medici - è una condizione strutturale di lungo periodo, le cui ricadute sono però esplose proprio in fase pandemica. Secondo l'indagine condotta quest'anno dall'Istituto Piepoli per Fnomceo, lo stato di salute psico-fisica dei medici è peggiorato durante l'emergenza Covid: il 71% ha avvertito una crescita di stress, mentre uno su 10 ha addirittura riscontrato problemi di salute che prima non aveva. Al normale impegno quotidiano si sono aggiunti consulti e visite da remoto che hanno invaso la vita privata del 58% dei medici italiani, 3 su 4 dei quali non riescono più ad andare in ferie o anche solo a garantirsi un adeguato tempo per la vita personale. Tanto che un medico italiano su tre, potendo, andrebbe subito in pensione. E a sognare di dismettere il camice bianco è proprio la 'fetta' più giovane della professione: il 25% dei medici tra i 25 e 34 anni e il 31% di quelli tra i 35 e i 44 anni.

A questo si aggiungono gli stipendi non adeguati: secondo uno studio Sumai-Assoprof, siamo il terzultimo Paese in Europa sul fronte delle remunerazioni dei medici, davanti solo a Portogallo e Grecia. La Spagna, quartultimo Paese della classifica, offre ai propri professionisti ben 35mila euro lordi in più all'anno. E poi l'aziendalizzazione, che considera i medici come fattori produttivi e i pazienti come voci di spesa. "In questi anni - denuncia Anelli - il Fondo sanitario nazionale è cresciuto di 14 miliardi e altri 15 sono stati previsti dal Pnrr", il Piano nazionale di ripresa e resilienza. "Ma neanche un euro è stato destinato ai professionisti, che sono la spina dorsale del servizio sanitario. Non servono solo risonanze magnetiche e Tac, serve anche chi le fa funzionare e chi sa leggerne gli esiti".

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