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La Cgil denuncia: 7 anni di stime Pil sbagliate, 'gonfiato' di 300 mld

E' uno studio del maggiore sindacato italiano a gelare i principali istituti economici nazionali e internazionali. Dal 2007 al 2013, il Pil italiano è di ben 10,5 punti sotto la stima Ocse e 14,3 sotto quella dei governi di turno

Susanna CamussoSegretario Generale Cgil(Infophoto) - INFOPHOTO
Susanna CamussoSegretario Generale Cgil(Infophoto) - INFOPHOTO
13 febbraio 2015 | 16.33
LETTURA: 4 minuti

Negli ultimi 7 anni le previsioni sul Pil italiano si sono sempre rivelate sbagliate: dal 2007 al 2013, infatti, il paese sarebbe dovuto crescere dell'1,6% secondo le stime Ocse e di 5,4 punti percentuali secondo le leggi finanziarie approvate dagli esecutivi al governo. In realtà, invece, il Pil è 10,5 punti sotto rispetto a quanto previsto dall'Ocse e 14,3 punti sotto rispetto alle stime dei governi che si sono succeduti. I più irrealistici quelli guidati da Silvio Berlusconi, Mario Monti ed Enrico Letta, che complessivamente hanno sovrastimato la crescita del 14,3% "gonfiando" il Pil di circa 330 miliardi. E' uno studio della Cgil a presentare il "conto" e a gelare così anche i principali istituti economici nazionali ed internazionali secondo i quali l'uscita dal tunnel della crisi è ormai prossima: anche per il 2015, infatti, l'errore è dietro l'angolo.

"Ancora una volta i modelli previsionali calcolano una ripresa che non ci sarà”, dice la confederazione guidata da Susanna Camusso che avanza il dubbio che la metodologia di calcolo "venga piegata dalle contingenze politiche". "Siamo di fronte ad un clamoroso errore scientifico o questo 'ottimismo per l'anno dopo' nasconde l'intento di ostacolare un dibattito sulle alternative necessarie circa la politica economica?", si chiede il segretario confederale, Danilo Barbi secondo cui il protrarsi di questo sbaglio la dice lunga sulla "volontà politica e culturale di dire che non c'è nulla da cambiare nelle strategie economiche perchè basta aspettare che le cose si aggiustino da sole”.

L'Italia a livelli precrisi crescita solo in 2026 e occupazione solo nel 2031 La prova del nove di tutto questo "incauto ottimismo", d'altra parte, sta per la Cgil, nei numeri stessi al netto dell'entusiasmo: l'Italia, calcolano gli economisti di Corso Italia, tornerebbe ai livelli precrisi di crescita solo nel 2026 e riagguanterebbe quelli sull'occupazione solo nel 2031 nonostante "le ripetute previsioni ottimistiche della Banca d'Italia, confermate dall'ultimo bollettino economico di gennaio". Lo stesso risultato si ottiene infatti, anche analizzando le "ancor più rosee stime" del Centro studi di Confindustria, diffuse a fine gennaio: "al Pil italiano, esaurita la spinta esogena, mancherebbero comunque 4.7 punti percentuale per tornare ai livelli precrisi, da realizzare nel 2017-2018, cioè nell'arco della presente legislatura".

Errori più contenuti invece da parte Ocse. Lo scostamento tra le previsioni ed il dato effettivo, calcolato ancora dalla Cgil, infatti, è stato del 10,5%, che si traduce in una sovrastima del Pil di 200 miliardi. Più basso invece l'errore previsionale di Banca d'Italia, Commissione europea e Fondo monetario internazionale rispettivamente di 13,6 ; 12,4 e 11,6 punti percentuali.“La realtà economica e soprattutto le condizioni sociali, ci indicano che dobbiamo cambiare, non possiamo più aspettare", spiega il segretario confederale di Corso d'Italia, Danilo Barbi che ribadisce come "senza politiche economiche espansive restano assolutamente ottimistiche le previsioni di crescita europee”.

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