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Commercialisti verso lo sciopero

I sindacati: se non ci sarà la proroga delle scadenze fiscali al 30 settembre ''siamo pronti ad assumere azioni forti, tipo quella di non inviare i dati

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)
21 luglio 2020 | 17.15
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Se non ci sarà la proroga delle scadenze fiscali al 30 settembre ''siamo pronti ad assumere azioni forti, tipo quella di non inviare i dati fiscali''. ''In mancanza di comunicazioni da parte del governo il 16 settembre ''i dichiarativi non si inviano''. Lo annunciano le associazioni sindacali dei commercialisti (Adc - Aidc- Anc- Andoc - Fiddoc- Sic- Unagraco - Ungdcec - Unico), nel corso di una conferenza stampa.

'Finché non ci saranno provvedimenti sarà sciopero, se necessario a oltranza', hanno annunciato poi . ''Deve interrompersi questa legislazione dall'alto'' e gli interventi in materia fiscale ed economica devono essere fatti ''con il consenso e il contributo dei dottori commercialisti'', sottolineano i professionisti. ''Non si possono mettere gli imprenditori nella condizione di dover scegliere, ad agosto, se mantenere i posti lavoro o pagare le imposte'', sottolineano.

La richiesta di proroga, spiegano le associazioni, ''non è un capriccio dei commercialisti o delle imprese'' ma una necessità di lavoratori che ''sono sfiniti da un'infinità di adempimenti''. Dal 16 al 30 luglio sono circa 260, ricordano i professionisti. Considerando che il paese sta attraversando un ''momento in cui l'economia del paese è allo stremo'' il rinvio al 30 settembre che ''avevamo chiesto ci sembrava un atto dovuto''.

Soprattutto considerando il carico di lavoro a cui sono stati sottoposti gli studi in questo periodo: ''Sono stati sommersi da tantissimi adempimenti'', previsti dai decreti legge covid, come cig, bonus, crediti d'imposta, affitti e sanificazioni. ''Tutto lavoro straordinario che si è venuto a creare in momento particolare'' anche per i commercialisti, che hanno dovuto affrontare ''grosse difficoltà'' legate alle modalità di lavoro a distanza.

''Ma ogni volta che come categoria proponiamo qualcosa, spesso e volentieri in favore dei cittadini, sembra ci sia sistematicamente la volontà di disattendere le nostre richieste''. ''Oltre a non essere ascoltati spesso siamo discriminati''. Crediamo ci debba esser un cambio di rotta'', sottolineano i sindacati. Che nell'ambito della riforma fiscale chiedono di ''essere parte attiva, in qualità di professionisti specializzati del settore, con le nostre proposte e sedendo ai tavoli''.

''Se il Governo si mostra del tutto sordo alle ragionevoli richieste che avanziamo, ci vediamo costretti a chiamare la categoria alla mobilitazione e a forme di protesta forti', afferma il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, nel corso della conferenza stampa organizzata oggi dalla categoria.

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