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Draghi: "Per più occupazione servono misure fiscali e strutturali"

22 agosto 2014 | 20.52
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A dirlo il presidente della Bce nel corso del suo intervento alla conferenza di Jackson Hole che aggiunge: "Per la ripresa e le riforme usare la flessibilità che già esiste". Mentre per la lotta alla disoccupazione invita ad "agire sia sulla domanda che su politiche strutturali". Leggi il discorso completo

(Xinhua)
(Xinhua)

"La flessibilità esistente nell'ambito delle regole potrebbe essere usata per tenere in considerazione la debolezza della ripresa e la necessità di riforme strutturali in molti Paesi". Sono le parole del presidente della Bce, Mario Draghi alla conferenza di Jackson Hole (Leggi il discorso completo). "Per l'orientamento complessivo delle politiche - ha osservato - sarebbe utile se la politica fiscale potesse giocare un ruolo maggiore al fianco di quella monetaria, e credo che vi siano i margini perché questo accada, pur tenendo presenti le nostre specifiche condizioni iniziali e i vincoli di legge". Nelle regole, ha aggiunto Draghi, già "esistono gli spazi di manovra necessari a una composizione delle politiche fiscali più favorevole alla crescita. Parallelamente, potrebbe essere utile avviare una discussione sull'orientamento complessivo dell'area euro in materia fiscale.

Su inflazione pronti anche a strumenti non convenzionali . Nell'Eurozona "l'inflazione ha registrato un andamento discendente dal 2,5% circa dell'estate 2012 al recente 0,4%" e alla luce di questo andamento il Consiglio direttivo della Bce "è pronto a usare anche strumenti non convenzionali per salvaguardare il saldo ancoraggio delle aspettative di inflazione a medio e lungo termine".

Da disoccupazione pressione anche su banche centrali. Il problema dei senza lavoro "colpisce anche le banche centrali. Infatti, anche quando non ci sono rischi per la stabilità dei prezzi, ma la disoccupazione è alta e la coesione sociale a rischio, le pressioni sulla banca centrale per rispondere invariabilmente aumentano".

Agire sia sulla domanda che su politiche strutturali. Nella lotta alla disoccupazione "è necessario agire su entrambi i lati dell'economia: le politiche di domanda aggregata devono essere accompagnate da politiche strutturali specifiche per ciascun Paese". "Allo stesso tempo - ha spiegato il presidente della Bce - tali politiche di domanda aggregata non saranno in definitiva efficaci senza un'azione parallela dal lato dell'offerta". Sul fronte della domanda, "la politica monetaria può e deve giocare un ruolo centrale", il che al momento significa per un arco di tempo lungo una politica monetaria accomodante" da parte della Bce.

Ma una strada per tornare a "un alto livello di occupazione c'è", aggiunge Draghi, ed "è una combinazione di politiche che prevedano insieme misure monetarie, fiscali e strutturali".

Lavoro fondamentale contro minacce coesione Eurozona . "La coesione a lungo termine dell'Eurozona dipende dal raggiungimento in ogni Paese di un alto livello sostenibile di occupazione. E considerati gli altissimi costi di un'eventuale minaccia alla coesione dell'Unione, tutti gli stati dovrebbero avere interesse a riuscirci". Draghi ha posto l'accento sulla necessità di "un maggiore coordinamento tra le diverse posizioni fiscali nazionali che dovrebbe, in linea di principio permettere di raggiungere una politica di bilancio generale più favorevole alla crescita". In alcuni Paesi dell'Eurozona "le riforme strutturali per affrontare il problema del mercato del lavoro", sottolinea, " non possono più essere rimandate".

L'Eurozona non può competere sui costi, ma su qualificazione. "L'aumento della crescita tendenziale dovrà venire principalmente dall'aumento della produttività del lavoro. Quindi, dobbiamo garantire che, per quanto possibile, l'occupazione si concentri su settori ad alto valore aggiunto e ad alta produttività, e ciò a sua volta è legato alle competenze". "Il nostro vantaggio - ha spiegato - deve quindi venire dalla combinazione di competitività sui costi con la specializzazione in attività ad alto valore aggiunto - un modello di business che paesi come la Germania hanno affrontato con successo". "Aumentare le competenze - conclude Draghi - è chiaramente una questione soprattutto di formazione, e qui c'è molto che si può ancora fare. La percentuale della popolazione in età lavorativa che ha completato l'istruzione secondaria o terziaria superiore nella zona euro varia da un massimo di oltre il 90% in alcuni Paesi ad un minimo di circa il 40% in altri".

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