E' il polo scientifico di Frascati, alle porte di Roma, l'area italiana ad aver conquistato la pole position per la sede del DTT, il Centro di ricerca internazionale sulla fusione nucleare di cui l'Italia si è aggiudicata la costruzione sul suo territorio. Il Consiglio di Amministrazione dell’Enea ha approvato la Relazione conclusiva con la graduatoria finale delle nove località candidate ad ospitare la Divertor Tokamak Test facility (DTT) e, dopo Frascati, nella graduatoria compaiono la Cittadella della Ricerca di Brindisi e Manoppello a Pescara.
Al bando hanno partecipato ben 9 proposte presentate da Abruzzo, Campania, Emilia Romagna insieme alla Toscana, Lazio, Liguria con due siti, Piemonte, Puglia e Veneto. Il DTT è una infrastruttura strategica di ricerca e gli studi sulla fusione nucleare puntano a mettere al servizio del pianeta la stessa fonte di energia pulita che alimenta il sole e le stelle, grazie all’impiego di un combustibile inesauribile e facilmente reperibile: l’acqua. L’avvio dei lavori della DTT è atteso entro il 30 novembre 2018, con la previsione di concluderli in sette anni. Nel maxi progetto saranno coinvolte oltre 1500 persone di cui 500 direttamente e altre 1000 nell’indotto con un ritorno stimato di 2 miliardi di euro, a fronte di un investimento di circa 500 milioni di euro.
"Oggi è l’Italia che vince. Perché investe sulla conoscenza e sull’energia sostenibile con un progetto che garantisce prospettive scientifiche e occupazionali positive per tutti e, in particolare, per i giovani" ha commentato il Presidente dell’Enea, Federico Testa. Testa ha evidenziato "l’ampia partecipazione e la qualità delle proposte pervenute" che "hanno dimostrato capacità di attivarsi, professionalità e forte attenzione al mondo della ricerca: di questo desidero ringraziare tutte le istituzioni regionali coinvolte". "Adesso - ha aggiunto il presidente dell'Enea- si apre la fase dell’avvio operativo che richiederà il massimo impegno per garantire il rispetto della tempistica e degli adempimenti previsti, a cominciare dalla firma di un accordo con la Regione". Inoltre, ha sottolineato ancora Testa, "la procedura rigorosa e trasparente adottata dalla Commissione e la fattiva collaborazione delle singole Regioni, hanno messo in luce l’esistenza di altri siti meritevoli di essere considerati per future iniziative in campo scientifico".
I finanziamenti a sostegno del DTT sono sia pubblici che privati e vedono la partecipazione, fra gli altri, di Eurofusion, il consorzio europeo che gestisce le attività di ricerca sulla fusione con un investimento pari a 60 milioni di euro per conto della Commissione europea, il Miur con 40 milioni, il Mise con 40 milioni impegnati a partire dal 2019, la Regione Lazio con 25 milioni, l’Enea e i partner con 50 milioni, cui si aggiunge un prestito BEI da 250 milioni di euro. Ma nel grande progetto di ricerca ha investito anche la Cina. La Repubblica Popolare Cinese ha impegnato infatti 30 milioni di euro.