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Granarolo: Calzolari, guardiamo ad acquisizioni negli Usa

20 ottobre 2015 | 18.12
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Granarolo: Calzolari, guardiamo ad acquisizioni negli Usa

Granarolo, uno dei maggiori gruppi lattiero caseari italiani, va avanti nell'espansione internazionale e, dopo la Nuova Zelanda dove ha appena acquisito il 25% del distributore European Foods (con l'opzione di salire al 51%), guarda "con molto interesse" agli Stati Uniti d'America, uno dei mercati d'elezione per i formaggi italiani. A spiegarlo è Gianpiero Calzolari, presidente della Granarolo, all'Expo di Milano a margine di un convegno sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari italiani.

"Stiamo guardando alcuni Paesi - ha detto Calzolari - in particolare siamo molto interessati agli Usa, perché sono già consumatori di prodotti con uno stile italiano: a volte consumano dell'originale, altre volte del cosiddetto taroccato, perché magari sono Paesi in cui qualcuno ha imparato a fare prodotti che somigliano a quelli italiani. Però vuol dire che c'è una disponibilità a consumare italiano: noi glielo proponiamo a prezzi compatibili con la capacità di spesa di quei consumatori, che non sono per forza ricchissimi e quindi non possono fare spesa solo nelle grandi boutique".

"Però - ha aggiunto il presidente della Granarolo - bisogna creare delle organizzazioni commerciali, della logistica: le dimensioni sono importanti. Gli Usa sono certamente un'area particolarmente significativa. Anche l'America del Sud, in realtà, e tutta l'Asia, tutti Paesi che cominciano ad apprezzare una qualità e una sicurezza alimentare. Non dimentichiamo che molte volte veniamo scelti perché diamo sicurezza, oltre alla qualità: pensiamo alla Cina, compra italiano perché ha una garanzia di sicurezza alimentare, prima ancora che di qualità". (segue)

Martina, imprese italiane si organizzino e seguano buoni esempi

"Stiamo pensando ad acquisire dei mercati - continua Calzolari - non dimentichiamo che siamo una cooperativa di produttori italiani e la nostra produzione è fortemente radicata in Italia. Non saremo mai una multinazionale che delocalizza le proprie produzioni. Possiamo avere delle occasioni strumentali, ma l'obiettivo di tutto è trovare in quei Paesi degli importatori che non siano degli sfruttatori della nostra filiera e della nostra catena del valore, ma che siano interni alla nostra catena e quindi ottimizzare, a vantaggio della filiera agricola, la distribuzione in quei Paesi. Stiamo cercando, abbiamo parecchi dossier aperti: poi di dossier se ne aprono centinaia, se ne chiudono poche unità".

L'espansione all'estero è vitale per l'agroalimentare made in Italy: senza di quello, "con i consumi interni in contrazione, avremmo dovuto chiudere, o cercare anche noi qualche gruppo straniero che ci comprasse per due soldi. Così ci siamo costruiti un futuro", ha aggiunto Calzolari. Secondo il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, "il fatto stesso che proprio in queste ore Granarolo abbia presentato questa nuova iniziativa in Nuova Zelanda dà la dimensione di un'azienda che sta ancorata nelle nostre campagne e poi però ha la testa nel mondo, come giustamente devono fare le imprese agroalimentari italiane".

Il settore però è molto più indietro nell'internazionalizzazione rispetto, per esempio, a quello vinicolo, dove i piccoli produttori sono riusciti ad associarsi in modo efficace (basti pensare alle Cantine Riunite): "Bisogna organizzarsi meglio - ha spiegato Martina - e sapere che lo spazio della competizione si è allargato, che c'è la possibilità di restare ancorati alle nostre tradizioni ed esperienze territoriali, facendo un salto di qualità, però, nel modo in cui ci associamo e in cui soprattutto guardiamo al mercato globale. Questo dobbiamo fare, ci sono le condizioni, perché accanto a tanti problemi abbiamo anche tanti casi di successo, tante buone esperienze. Granarolo è uno di questi, anche la più simbolica. Ma si può fare: bisogna solo mettersi in moto".

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