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Imprese, Bracco: "Investire in ricerca e innovazione"

31 marzo 2016 | 11.58
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Imprese, Bracco:

''La capacità competitiva delle nazioni dipenderà sempre più dagli investimenti in ricerca e conoscenza. Perciò il mondo è impegnato in una gara basata sulla tecnologia, il sapere, la qualità dell'istruzione, le università di alta qualità". Lo scrive Diana Bracco, vice presidente Confindustria per la ricerca e innovazione, sul 'Sole 24 Ore'.

"Le potenze industriali, come le aggressive economie emergenti -aggiunge- accompagnano il cambiamento con collaborazioni di ampia visione tra imprese e centri di ricerca, in cui la fabbrica è anche laboratorio della conoscenza. Ovunque il sistema pubblico investe in acceleratori di ricerca di alta qualità e a tale proposito dobbiamo dire che l' occasione che abbiamo sullo Human Technopole di Milano è strategica, non può essere sprecata o rallentata per microinteressi, anzi dovremmo tutti spingere per realizzare altri progetti simili nel paese. Ovviamente i criteri di valutazione devono essere rigorosi e trasparenti per fugare ogni dubbio in merito alle scelte''.

''L'Italia su questa scena può essere in prima fila, a patto che diveniamo consapevoli, noi imprenditori per primi, che per non essere comparse, occorre definire una visione con investimenti adeguati e negoziare una partnership tra pubblico e privato all' altezza di queste sfide. Sarà anche una gara tra policy -continua Bracco-. I leader saranno i paesi più decisi nel facilitare lo sforzo imprenditoriale e sostenere le eccellenze produttive, porre la ricerca nel cuore della politica industriale. Gli altri saranno follower. Noi abbiamo qualche nuovo strumento, patent box, credito d' imposta e ogni tanto lanciamo qualche episodico investimento. I processi amministrativi sono farraginosi e urge un loro re-engineering radicale, senza il quale le buone politiche si spengono lentamente, strozzate dalle carte. Ciò che manca è l' architettura che tiene insieme i vari spezzoni di intervento, oggi sparsi tra sanità, agricoltura, difesa e ambiente, oltre che alle attività produttive e all' università e ricerca''.

''La smart specialization strategy e il piano nazionale della ricerca hanno in parte questo scopo e possono essere una credenziale da giocare in Europa. Tuttavia il nodo non è solo questo, perché per nascere l' architettura ha bisogno dell' architetto che la progetta. Da tempo sostengo che un dicastero che prova a far convivere il pesante Golia dell' istruzione con il piccolo Davide della ricerca, non è utile a nessuno, perciò i dibattiti sui modelli di governance della ricerca sono niente altro che un esercizio da convegni se non partiamo dal chiarire una premessa'', continua Bracco.

''Non so se sia preferibile un sottosegretariato per la ricerca a Palazzo Chigi, come ha proposto tempo fa Alberto Quadrio Curzio, o un viceministro al Miur o un' Agenzia dedicata come vorrebbero altri, modello che peraltro nel nostro paese non ha riscosso grandi successi. So che abbiamo urgente bisogno di un architetto politico della ricerca a tempo pieno, che accompagni con una visione questa fase cruciale per la ripresa della crescita italiana, che ripensi da zero l' edificio, gli impianti e i processi di funzionamento, oggi ormai fuori combattimento'', spiega Bracco.

''La nuova impresa italiana prenderà forma anche senza politiche pubbliche per la ricerca, ma avrà meno respiro, sarà più sola e fragile. È con le istituzioni al proprio fianco che l' industria creativa, colta, competente, connessa, darà quel robusto contributo alla crescita e alla qualità del lavoro che l' Italia si aspetta e soprattutto si merita'', conclude Bracco.

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