Si muovono nelle aree oscure del web e sono le spie del XXI° secolo. Attaccano velocissimi il cuore pulsante dei dati delle organizzazioni e delle imprese per carpirne i segreti. E la loro attività si sta intensificando a dismisura. Solo nell'ultimo anno il cyber-spionaggio è più che triplicato e le armi sono diventate più complesse e raffinate. La maggiore minaccia arriva dalla Cina e dall'Asia orientale da dove, negli ultimi dodici mesi, e' partito il 49% degli attacchi. Ma non solo. Anche l'Europa dell'Est avanza registrando il 21% delle attività di spionaggio sul web. Ma un dato porta a riflettere: ad oggi il 25% delle basi da cui parte il cyber-spionaggio non è stato localizzato.
Per contro, appena l'1% delle cyber-spie ha sede in Europa, Nord America e Asia meridionale. A far luce sulla geografia dello spionaggio sul web, e delle violazioni dei dati informatici più in generale, è il Data Breach Investigations Report 2014 di Verizon che il colosso dell'Ict si appresta a diffondere. "La Cina è lo stato più studiato quando si parla di spionaggio" spiega all'Adnkronos Kevin Thompson, Senior Analyst di Verizon e co-autore del Rapporto. "La comunità che si occupa di information security identifica meglio lo spionaggio industriale proveniente dalla Cina rispetto a quello di altre nazioni" continua l'analista.
"E' importante notare -sottolinea- che l'88% degli incidenti in cui l'attività investigativa è stata in grado di identificare un responsabile sono riconducibili alla Cina, mentre nel 73% dei casi non è stato possibile attribuire una responsabilità". "Questa percentuale -osserva- lascia ampio spazio alle attività di spionaggio degli altri paesi". Il Rapporto è chiaro, nessuno è abbastanza protetto dalla criminalità informatica, dalla violazione dei propri dati, dal furto delle proprie informazioni, dai cyber-attack. E in testa alla classifica dei Paesi maggiormente colpiti ci sono gli Stati Uniti. (segue)