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La denuncia di Befera: "C'è ostilità verso chi cerca di far pagare tasse"

03 maggio 2014 | 17.43
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La denuncia di Befera:

In Italia c'è ''ostilità'' nei confronti di chi cerca di far pagare le tasse. La denuncia, apprende l'Adnkronos, è del direttore dell'Agenzia delle entrate Attilio Befera contenuta in una lettera inviata il 17 aprile scorso ai direttori provinciali. ''Era prevedibile - scrive - che un'azione di controllo sempre più incisiva e mirata avrebbe potuto suscitare malumori anche forti, perché stiamo andando, in alcuni casi per la prima volta, a intercettare situazioni rimaste a lungo al riparo dalla lente del fisco. Ed era anche abbastanza prevedibile che a questo stato d'animo si sarebbero accompagnate proteste assolutamente strumentali''.

ESPLODE OSTILITA' - ''Un po' meno prevedibile forse - aggiunge il direttore - era l'esplodere di vere e proprie ostilità verso chi cerca solo di far applicare le regole che prevedono l'obbligo di pagare le tasse. Un obbligo il cui rispetto è essenziale per il funzionamento dello Stato e per la vita della collettività. Contiamo sul fatto - rimarca Befera - che le istituzioni della Repubblica non faranno mai mancare la loro solidarietà e il loro concreto sostegno all'Agenzia e allo spirito di servizio e di abnegazione del nostro personale''.

L'ACCORPAMENTO - Befera, nella missiva, si sofferma anche su alcuni aspetti organizzativi legati all'accorpamento tra Agenzia delle Entrate e Agenzia del Territorio. ''Finora - scrive - abbiamo operato sulle strutture di vertice, centrali e regionali, unificando i centri direttivi della 'nuova agenzia'. Dovremo adesso avviare per completarlo entro il 2015, l'intervento sugli uffici provinciali per integrarne le attività operative, nell'ottica di razionalizzazione e miglioramento dei servizi cui si ispira l'intera operazione".

LE SANZIONI - Per il resto la lettera si sofferma sul ruolo del direttore provinciale ricordando quanto già affermato dallo stesso Befera in precedenti direttive sul modo in cui devono operare i funzionari dell'Agenzia. ''Se un accertamento - scrive - non ha solido fondamento non va fatto e se da una verifica non emergono fatti, o elementi concreti da contestare, non è corretto cercare a ogni costo pseudoinfrazioni formali da sanzionare solo per evitare che la verifica sembri essersi chiusa negativamente".

LA BUONA FEDE - Insomma, "se il contribuente ha dato prova sostanziale di buona fede e di lealtà nel suo rapporto con il fisco, ripagarlo con la moneta dell'accanimento formalistico significa venir meno a un obbligo morale di reciprocità ed essere perciò scorretti nei suoi confronti. Allo stesso modo non è ammissibile pretendere dal contribuente adempimenti inutili, ripetitivi e defatiganti. E costituisce una grave inadempienza ritardare l'esecuzione di sgravi o rimborsi sulla cui spettanza non vi sono dubbi''.

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