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Manovra, Papadia (Bruegel): 'politica galleggiamento, taglio debito decisivo'

28 novembre 2023 | 11.44
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'Ritorno a vecchio Patto dannoso, manca fiducia tra paesi'

INCONTRO MONTI BARROSO A BRUXELLES. nella foto la bandiera italiana e quella della comunita' europea (Thierry Monasse / Fotogramma, BRUXELLES - 2012-04-27) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - FOTOGRAMMA
INCONTRO MONTI BARROSO A BRUXELLES. nella foto la bandiera italiana e quella della comunita' europea (Thierry Monasse / Fotogramma, BRUXELLES - 2012-04-27) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - FOTOGRAMMA

La manovra del governo si basa su una "politica di galleggiamento", invece sarebbe servito "più coraggio" per risollevare la crescita e tagliare l'alto debito pubblico. Così all'Adnkronos Francesco Papadia, economista del think tank Bruegel di Bruxelles. Già direttore generale per le operazioni di mercato alla Bce ed in precedenza direttore al dipartimento Ricerche internazionali della Banca d'Italia, Papadia sottolinea che "la politica fiscale del governo Meloni si conferma come una politica di galleggiamento: si lavora al limite del possibile".

E questo perché "l’alto debito ed il conseguente suo pesante costo, l’eredità del superbonus, il timore, giustificato, che gli investitori ed i risparmiatori improvvisamente vedano il debito pubblico italiano non più sostenibile limitano drasticamente i margini di manovra", spiega Papadia, osservando che la linea di galleggiamento ha consentito a Roma di confermare i rating ma la domanda tuttavia, "è se l’Italia abbia bisogno di una politica di galleggiamento o di qualcosa di diverso", rileva l'economista.

"Una politica più coraggiosa - osserva - avrebbe dovuto articolarsi in due direzioni: primo aumentare il tasso di crescita sostenibile dell’economia italiana; secondo prevedere un percorso, graduale ma determinato, di riduzione del debito pubblico". Invece "se l’Italia ne annunciasse un programma credibile di riduzione, il vantaggio in termini di minor costo e quindi l’innesco di una spirale positiva con l’affrancamento dal suo peso sarebbero decisivi".

L'economista interviene anche sul tema dei negoziati per la riforma del Patto di Stabilità, da chiudere entro dicembre pena il ritorno alle vecchie regole di Maastricht. Un ritorno alle vecchie regole Ue sul bilancio sarebbe "decisamente negativo" ma "il problema fondamentale della rinegoziazione del Patto di stabilità e crescita è la mancanza di fiducia tra i paesi partecipanti", afferma.

"L’Europa, e al suo interno l’Italia - conclude - ha bisogno per il lungo termine di un Patto che eviti rigidezze dannose, come quelle del 'debt brake, del freno al debito tedesco, ma guidi al tempo stesso verso politiche fiscali responsabili. Da questo punto di vista quello che succederà nel 2024 è meno importante delle prospettive a medio e lungo termine".

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