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Mercati del carbonio, di cosa si tratta e che ruolo hanno

16 febbraio 2024 | 19.00
LETTURA: 3 minuti

L’importanza di tali mercati verso un’economia net zero secondo uno studio Deloitte

Mercati del carbonio, di cosa si tratta e che ruolo hanno

Se a molti è chiaro il concetto di emissioni inquinanti di CO2, forse non tutti sanno cosa siano i mercati del carbonio. In sintesi, si tratta di uno strumento mediante il quale viene fissato il prezzo per tonnellata di CO2 prodotta, in modo da stabilire un parametro per far pagare le aziende sulla base delle emissioni che producono. Esistono due categorie di mercati del carbonio: quelli obbligatori e regolamentati (CCM) e quelli volontari (VCM). Allo stato attuale, i VCM rappresentano i mercati del carbonio a più alto rischio di criticità, in quanto particolarmente eterogenei e frammentati, nonché caratterizzati dalla dubbia qualità dei crediti di carbonio e dalla scarsa trasparenza dei dati su progetti e transazioni. È quanto afferma Deloitte nel report “How carbon market should evolve to meet net zero ambitions”. Proprio al fine di migliorare la qualità e la trasparenza di tali mercati, individuando criteri di certificazione comuni e condivisi, la società di consulenza e revisione suggerisce una maggiore cooperazione tra i diversi stakeholder: aziende, governi, soggetti finanziari, enti certificatori, sviluppatori di progetti. Il miglioramento dei mercati del carbonio è un passo fondamentale per tracciare la strada verso un futuro più sostenibile e deve diventare effettivo nel breve, dato che, secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel of Climate Change), mancano solo 10 anni per cercare di evitare danni definitivi dovuti al cambiamento climatico nel quale le emissioni di CO2 hanno un peso importante.

Come regolamentare i mercati del carbonio

Da una parte i mercati del carbonio di conformità (CCM) abbiano raggiunto un buon livello di consolidamento, dall’altra vi sono diversi fattori, tra cui le differenti giurisdizioni, che impediscono o quanto meno rallentano una maggiore convergenza tra i mercati. Sono comunque i mercati del carbonio volontari (VCM), che negli ultimi dieci anni hanno raggiunto un valore di 2 miliardi di dollari, all’interno dei quali organizzazioni e governi possono acquistare crediti di carbonio a piacimento, che creano i maggiori ostacoli, principalmente connessi alla mancanza di standard condivisi. In tali mercati, infatti, acquirenti, venditori e intermediari hanno maggiore difficoltà a monitorare e convalidare i crediti in modo coerente e credibile. Dunque, vista la crescente complessità dei mercati del carbonio, diventa centrale il ruolo dei governi e dei regolatori per infondere maggiore credibilità, ad esempio attraverso la creazione di protocolli standard da utilizzare per generare e utilizzare crediti di carbonio. Secondo Deloitte, inoltre, per un’evoluzione dei mercati del carbonio sarebbero necessari ulteriori interventi, tra cui la promozione di piattaforme di scambio centralizzate per i mercati volontari del carbonio, il riconoscimento della qualità dei crediti basata sulla natura dei mercati della conformità, l’indicazione ai mercati emergenti delle materie prime legate al carbonio, l’approvazione di normative fiscali che sostengano lo sviluppo dell’innovazione climatica, la creazione di quadri legislativi per promuovere la liquidità nei mercati obbligatori del carbonio. Se questi sono i compiti che spetterebbero ai governi, le aziende devono avere come obiettivo la riduzione delle emissioni lungo l’intera catena del valore, utilizzando i crediti di carbonio per le eventuali emissioni residue. Inoltre, l’adozione di più rigorose procedure di controllo consentirebbe alle imprese di poter creare crediti di carbonio di qualità superiore.

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