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Scognamiglio (Roma 2030): "In bici dal Colosseo a Tor Vergata attraverso i parchi grazie a Expo"

07 aprile 2023 | 16.59
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Giuseppe Scognamiglio
Giuseppe Scognamiglio

Un grande assist per il rilancio del paese a cui contribuisce tutto il Sistema Italia con un effetto economico totale valutato in oltre 50,5 miliardi pari al 2,8% del pil, ma non solo. Expo 2020 a Roma potrebbe contribuire alla soluzione di quei problemi endemici che la capitale si porta dietro da decenni, dalla mobilità alla gestione dei rifiuti, grazie alla spinta formidabile che l'esposizione porterebbe con sé in termini di sburocratizzazione grazie a procedure "più snelle, di tipo eccezionale, e risorse aggiuntive: Expo non è la manna dal cielo ma è un fattore di accelerazione di lungo periodo che ci farebbe godere la città come la vorremmo in tempi non biblici". A spiegarlo all'Adnkronos è il Direttore generale del Comitato Promotore Expo 2030, Giuseppe Scognamiglio, che ha ben chiaro comunque che nonostante la forza del 'brand Roma' "oggettivamente il più forte", la strada verso l'assegnazione alla capitale non è certo tutta in discesa.

A pronunciarsi il prossimo 23 novembre saranno ben 171 paesi il che rende il balletto delle cifre "ancora incerto". Insomma il cammino è lungo a partire dalla prossima tappa prevista dopo Pasqua, con la visita ispettiva del Bie del prossimo 17 aprile. L'arrivo del Bureau International des Expositions a Roma dal 17 al 21 aprile "è una pietra miliare del cammino verso il voto di fine novembre: gli ispettori saranno con noi una settimana per una analisi approfondita per capitoli del dossier consegnato il 7 settembre. Sarà una settimana intensa di lavoro corredata da qualche incontro con realtà istituzionali e con il mondo associativo e delle imprese: il Bie - spiega Scognamiglio - vuole verificare che tutti i corpi cosiddetti intermedi siano anch'essi 'a bordo' di questa iniziativa che non puo' essere calata dall'alto, ma deve essere condivisa e co-gestita con tutto il mondo dell'imprenditoria, dei lavoratori e dei sindacati nonchè del terzo settore e delle ong. Insomma bisogna che tutta la società civile sia a favore di quella che non è una fiera espositiva ma una piattaforma di dibattito sui grandi temi e le grandi sfide che abbiamo davanti".

Tra questi figura in primo piano "la sostenibilità che è trasversale a tutti i temi trattati e che nel nostro caso è centrale visto il titolo “Persone e territori: rigenerazione urbana, inclusione e innovazione” che punta proprio sulla ristrutturazione del rapporto tra persona e territori più che mai necessario dopo la pandemia. Noi - dice il Dg - la lanceremo simbolicamente con la realizzazione della più grande centrale solare al mondo che non solo alimenterà a zero emissioni il sito espositivo ma fornirà poi, dopo, energia pulita a 45mila residenti in quell'area della città"

Le imprese stanno mostrando grande interesse: "anche loro considerano Expo 2030 un appuntamento centrale, fondamentale per il rilancio della nostra capitale e quindi del nostro paese: abbiamo creato una fondazione sotto l'egida di Unindustria-industria per Roma che sta raccogliendo fondi anche per dare il segnale che non è una iniziativa sostenuta da soli fondi pubblici ma anche privati; ma direi che il maggior sostegno viene dal punto di vista progettuale perchè molte imprese - afferma ancora il Dg di Expo 2030 - ci stanno mettendo a disposizione il loro know how nei settori più disparati e ci consente di presentarci ai paesi che poi ci voteranno con una capacità progettuale per loro di grande interesse".

"I nostri competitori oggettivamente sono meno attrezzati di noi: Arabia Saudita ha un settore, l'energia, la Corea del sud forse due, tecnologia e shipping. Noi da questo punto di vista siamo un paese del G7, con una struttura manifatturiera di medie e piccole aziende che coprono tutti i settori a livelli di grande qualità e competitività. Quando incontriamo i nostri interlocutori nei vari paesi qualsiasi richiesta di partnership, che vada al food all'automotive alle costruzioni, trova risposta con un trasferimento di competenze che è interessante". Per spiegare "le armi che mettiamo in campo" Scognamiglio fa l'esempio del turismo: la repubblica dominicana vuole riportare il numero dei turisti italiani a livelli pre-crisi e noi stiamo lavorando anche con le loro autorità su questo, valutando anche investimenti nostri nella loro ricezione. In questo i sauditi partono da zero, non hanno nessun turista".

Expo quindi, spiega il Dg, come occasione di "scambiare idee e competenze perchè l'esposizione è da interpretare come allestimento di una partnership che dura sette anni, dall'aggiudicazione all'esposizione". Certo Roma "vale più degli altri brand in competizione: dobbiamo fare un lavoro per essere competitivi fino in fondo" dice il Dg che ricorda che quando Milano prevalse entro' sfavorita nelle urne: "è difficile fare previsioni, ce la giochiamo consapevoli di avere tutte le carte in regola per essere agli occhi del mondo una risorsa".

Tra la visita del 17 aprile del Bie a Roma e il voto del 23 novembre per la scelta della sede dell'Esposizione universale del 2030 c'è una assemblea del Bureau International des Expositions a Parigi il 20 giugno che è "un momento importante; noi stiamo mettendo in campo tutta la forza del sistema paese e la forza del progetto" spiega il Direttore generale del Comitato Promotore che annuncia anche un progetto avveniristico e all'insegna della mobilità sostenibile per portare i turisti dal centro della città all'area dell'Expo a Tor Vergata, attraverso una mirabolante passeggiata tra gli acquedotti e le rovine e le campagne della città che parta dai parchi archeologici.

"Gli altri competitor presentano progetti di circa 200 pagine o slide; il nostro è di 618 slide perchè mentre gli altri hanno concentrato l'attenzione solo sul sito espositivo, noi abbiamo coinvolto tutta la città", premette il Dg del Comitato. "Con i 30 mln di turisti che Roma è in grado di ospitare il tema non è solo quello di attirarli in un contesto che è quello dei 200 ettari dell'area dell'esposizione di Tor Vergata ma anche di illustrare una città, un modello di riferimento che non ha mostrato la corda durante la pandemia. La 'città verticale' un tempo considerata ideale come New York ha mostrato la corda durante la pandemia (la gente è scappata e sta facendo ritorno ora) al contrario di Roma che ha gli strumenti per sopravvivere anche al lockdown perché ha il più grande spazio agricolo coltivato d'Europa, dentro la città: è già un modello di sostenibilità" spiega.

"Noi non abbiamo il problema di portare i turisti in città (pensiamo viceversa a Riad o Busan), noi abbiamo già i turisti, dobbiamo aumentare un po' il loro numero e li dobbiamo portare dal centro a Tor Vergata: non solo tramite corse ad hoc della metropolitana e strumenti di trasporto 'contemporanei', già programmati, ma abbiamo pensato a qualcosa di diverso, più 'romantico', grazie alla pavimentazione con materiali innovativi, legno, cristallo, ponti avveniristici, dei parchi archeologici di Roma" prosegue Scognamiglio. "Cioè faremo in modo con la mobilità dolce a impatto zero, come le bici, che sia possibile attraverso un percorso di 12 km di arrivare dal Colosseo a Tor Vergata. Questo attraverso rovine e acquedotti romani. Solo questo progetto varrebbe la vittoria, lascia a bocca aperta. Chi altri è in grado di realizzarlo?" dice ancora il Dg.

Che ricorda come per questi progetti cosi' creativi il comitato si è avvalso di professionisti di altissimo livello: "grazie a un progetto così importante siamo riusciti a portare a Roma, professionalità eccezionali come Carlo Ratti, architetto italiano che insegna al Mit di Boston, a Richard Burdett e Ian Philion". L'operazione "vera cui bisogna mirare è quella di moltiplicare gli investitori nella città come è stato per Milano, dove in Gae Aulenti ha investito il fondo del Qatar, e che si è trasformata da città spenta nel 2006 alla metropoli viva e che attira visitatori dopo l'Expo del 2015".

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