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Scontro ai vertici Fimer: vecchio Cda accusa "con noi azienda salva"

06 giugno 2023 | 16.48
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Scontro ai vertici Fimer: vecchio Cda accusa

E' scontro aperto ai vertici del gruppo Fimer sul destino dell'azienda di Terranuova Bracciolini, nel Valdarno aretino, quarto al mondo per inverter fotovoltaici la cui crisi sarà al centro domani di un tavolo convocato dal Mimit. Al j'accuse di sabato scorso, da parte degli azionisti Fimer, risponde oggi il vecchio Cda criticato per l'incapacità nel "traghettare la società fuori dalla crisi", e revocato per questo il 17 aprile scorso. Una lunga e dettagliata nota che rovescia di fatto contestazioni e responsabilità in una vicenda complicata che vede ora, tra diretti e indotto non meno di 570 lavoratori a rischio.

"Non corrisponde al vero quanto riferito dagli azionisti: se non avessero revocato il nostro Cda, Fimer oggi sarebbe stata salva, il concordato sarebbe andato a buon fine e il futuro dell'azienda sarebbe stato ben diverso da quello che oggi si prospetta a causa, esclusivamente, di quanto accaduto a partire dal 3 aprile in poi, e ciò anche in considerazione del decreto del Tribunale di Arezzo del 5 giungo scorso", scrivono Claudio Roberto Calabi, Francesco Di Giovanni e Alvise Deganello che puntano il dito anche e soprattutto contro la decisione presa dagli azionisti della società, nei giorni scorsi, di rompere le trattative con Greybull che aveva formalizzato una offerta per il rilancio del sito.

"Offerte che sarebbero state sommate all'ingente importo già necessario per soddisfare i creditori concordatari, 50 mln, e a quelle che saranno necessarie per riportare un equilibrio produttivo e finanziario alla torturata Fimer", si legge nella nota. "In altre parole, agli azionisti non sembra interessare la favorevole soluzione del concordato se questa non passa soprattutto per la soddisfazione degli azionisti stessi (ovvero coloro che hanno provocato le condizioni che hanno imposto il ricorso alla procedura di concordato nel dicembre 2021", dice ancora il vecchio Cda.

Oltre a quella di Mc Laren/Greybull, tra le altre offerte sul tavolo che il vecchio board si trovò a vagliare, riassume ancora la nota, c'erano quella cosidetta M attarelli, che prevedeva l'acquisto di un ramo di azienda ma che gli stessi azionisti "non ritenevano nè affidabile nè di interesse"; e l'offerta Fintechno supportata da Clementy che però "non furono in grado di dimostrare di avere alcuna risorse finanziaria nonostante fosse stata richiesta a più riprese".

L'offerta Greybull invece, dettaglia la nota, oltre ad una "due diligence accurata", una chiara "comprensione delle sfide commerciali e industriali da affrontare", una "solida e inconfutabile dimostrazione da parte di una primaria banca internazionale di risorse finanziarie a disposizione degli investitori associati all'operazione associò anche una "dichiarata disponibilità a trovare un accordo con gli azionisti" e "un rilevante importo finanziario diretto e indiretto di qualche decina di mln di euro". Ma l'esito, ribadiscono, "non fu favorevole".

Da qui dunque le affermazioni "davvero scorrette e lesive" da parte degli azionisti che, accusa ancora il vecchio Cda, "volevano ancora ritenersi liberi di continuare a negoziare i termini di un accordo con i potenziali investitoti all'epoca di loro interesse e nonostante il Tribunale di Arezzo avesse imposto di prendere una decisione entro il 31 marzo scorso (data oltre la quale sarebbero decadute sia l'offerta di McLaren/Greybull che quella di Mattarelli ma non quella di Clementy che rimandava i suoi impegni a date successiva a a quella imposta dal Tribunale).

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