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Segnalare casi di corruzione, Cantone: "Più coraggio sul whistleblowing"

06 maggio 2015 | 19.16
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Un convegno alla Luiss mette a confronto il presidente Anac, il procuratore capo di Roma Pignatone, il presidente di Telecom Giuseppe Recchi sulla figura del whistleblower, ovvero il 'segnalatore di irregolarità'

(foto Adnkronos)
(foto Adnkronos)

Serve "un po' più di coraggio" nel sistema del whistleblowing nella prevenzione della corruzione. L'auspicio è che il legislatore "faccia al sua parte, sporcandosi anche un po' le mani". Arriva dal presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone che, intervenendo ad un convegno promosso dall'ateneo Luiss dedicato proprio alla figura del whistleblower, ovvero segnalatore di irregolarità, spiega come questa figura sia stata introdotta nella normativa italiana dalla legge 190 del 2012.

Per la prima volta, come è stato chiarito nel convegno coordinato dall'ex ministro della Giustizia Paola Severino, alla presenza dell'ambasciatore americano John Philips, il sistema italiano introduce questa figura "per la quale - osserva Cantone- facciamo fatica a trovare un termine che traduca quello inglese". Viceversa, dopo aver iniziato con la legge che in ambito amministrativo introduce la figura dal 'segnalatore' tra gli impiegati civili dello Stato (all'articolo 54 bis) occorre "avere un pò più di coraggio". Trovare quindi, auspica Cantone, "meccanismi che consentano una maggiore tutela della riservatezza, prevedere che anche nel procedimento penale, per lo meno quando si creino le giuste condizioni, vi sia una tutela del dichiarante".

Chiede "un ampliamento del sistema delle intercettazioni relative a reati di corruzione" sui parametri usati per la criminalità mafiosa il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. "Per il nostro Paese la corruzione è un pericolo tanto quanto è stata a suo tempo al criminalità di tipo mafioso". E quindi "con le necessarie riflessioni e cautele occorre mutuare strumenti come la legislazione premiale".

Guarda alle aziende il presidente di Telecom Giuseppe Recchi. "Bisogna incoraggiare l'uso corretto del whistleblowing nelle aziende perché può ovviare ai limiti legislativi". Nel caso di Telecom Italia la media delle segnalazioni è comunque molto limitata visto che nell'ultimo anno ne sono arrivate "una decina. Non so -ha osservato sorridendo Recchi- se considerare questa quantità una metrica di efficacia visto che i problemi rilevati sono pochi o negativa visto che così pochi ritengono di segnalare irregolarità.... ". In generale, aggiunge, l'architettura del sistema nelle imprese deve essere tale da incoraggiare il whistleblowing corretto altrimenti si rischia di essere sommersi da segnalazioni su fatti irrilevanti".

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