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Sicilia: M5S, lo Stato ci deve due miliardi per idrocarburi

31 marzo 2014 | 15.40
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“Mutuo da un miliardo, no grazie”. I deputati del Movimento Cinquestelle all’Ars ribadiscono la loro contrarietà al prestito a nove zeri, che rischia di zavorrare il futuro delle prossime generazioni siciliane con il blocco al rialzo delle aliquote Irpef ed Irap. Per questo suggeriscono "strade alternative che potrebbero portare nelle casse della Regione quasi due miliardi di euro". "Per farlo il governo dovrebbe battere i pugni sui tavoli romani e farsi dare quanto gli spetta. E cioè le somme derivanti dalle accise sui prodotti petroliferi messi in commercio in Sicilia, come stabilito nella conferenza Stato-Regione del 2007 e dalla successiva Finanziaria nazionale - dicono i grillini all'Ars - In quell’occasione fu stabilito che la Regione siciliana, per compensare i maggiori esborsi dovuti all’aumento della quota di compartecipazione per la spesa sanitaria, avrebbe dovuto incassare una quota delle accise sui consumi di idrocarburi nell’isola".

“Il mancato rispetto di questo accordo – afferma il deputato Cinquestelle Sergio Tancredi – ha causato un buco nei bilanci regionali di almeno 1750 milioni di euro dal 2007 al 2013. E questo attendendosi alla soglia minima dei rimborsi. E’ ora di muoversi per cercare di tappare questo buco, con la collaborazione di tutto il parlamento siciliano. Il presidente Crocetta deve farsi ascoltare e chiedere una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri. In forza del nostro statuto può farlo”.

Per spingere Crocetta a darsi da fare i deputati 5 Stelle hanno presentato una mozione all'Ars, primo firmatario Tancredi, che mira ad impegnare il governo ad intervenire presso le autorità del governo nazionale, sollecitando, se sarà necessario, una apposita riunione del Consiglio dei ministri, al fine di “chiedere il rispetto degli accordi raggiunti e disciplinati dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per l’anno 2007), considerato il momento di difficoltà economica della Regione, venuto meno il gettito delle accise di cui al comma 832” e di “verificare l’effettivo rispetto dell’art 1, comma 830 della legge 296/2006, richiedendo ciò che ci spetta quantomeno nella percentuale minima prevista dagli accordi trasfusi nella legge Finanziaria del 2007, cosa che permetterà di recepire buona parte delle risorse necessarie al ripianamento dei debiti…”. “Il governo nazionale – dice Tancredi - avrebbe dovuto retrocedere alla Sicilia una quota annuale tra il 20 ed il 50 per cento delle accise. Anche la restituzione della soglia minima consentirebbe alla Regione di respirare e di pagare i debiti alle imprese, cosa che, lo ripetiamo fino alla nausea, è giusta e doverosa, ma che non deve avvenire a discapito di tutti i cittadini".

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