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Spazio, Nasa allunga di 5 anni missione Juno

13 gennaio 2021 | 13.58
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Prodotta grande scienza, continuerà fino al 2025. A bordo strumenti italiani, nel suo petto batte il 'cuore italiano' Jiram di Asi, Inaf e Leonardo

la missione Juno della Nasa (Foto NASA)
la missione Juno della Nasa (Foto NASA)

Si allunga di quasi altri 5 anni la missione della Nasa 'Juno' alla scoperta di nuovi misteri di Giove e che porta a bordo ben 5 strumenti italiani. La sonda della Nasa lavorerà per altri quattro anni e nove mesi, fino a settembre 2025, superando così la 'deadline' che era prevista per la fine del 2021. Juno dal 2016 si trova nell’orbita polare del più grande pianeta del Sistema Solare, Giove, ed ha prodotto così tanta scienza e informazioni che un comitato di revisione indipendente, composto da esperti con esperienza in scienza, operazioni e gestione delle missioni, ha dichiarato che Juno ha raccomandato alla Nasa di continuare la missione.

La sonda Juno e il suo team di missione, hanno fatto scoperte sulla struttura interna, sul campo magnetico e sulla magnetosfera di Giove e hanno compreso che le sue dinamiche atmosferiche sono molto più complesse di quanto gli scienziati pensassero in precedenza. A bordo della sonda, lanciata il 5 agosto 2011, trovano posto numerosi strumenti scientifici, tra cui due a partecipazione italiana con supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana: lo strumento Jiram - realizzato in Italia dalla Leonardo e guidato dall'Istituto Nazionale di Astrofisica - e lo strumento di radioscienza KaT - il Ka-band Translator realizzato da Thales Alenia Space e guidato dall’Università La Sapienza di Roma. L'Asi e l'INaf e Sapienza ricordano che Jiram-Jovian Infrared Auroral Mapper é dedicato ad Angioletta Coradini, l'astronoma dell'Inaf scomparsa nel 2011 che è stata anche Principal Investigator dello strumento made in Italy.

Lo spettrometro Jiram è il cuore di Juno, è una camera nel vicino infrarosso (2-5 micron) ed è in grado di raccogliere sia immagini che spettrogrammi, mentre il KaT permette la misura della gravità di Giove tramite l’effetto Doppler di un segnale a microonde. Jiram è stato finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana e realizzato da Leonardo a Campi Bisenzio e operato sotto la responsabilità scientifica dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’Inaf. Concentrato della migliore tecnologia italiana, Jiram permette di acquisire simultaneamente immagini ed informazioni spettrali nell'infrarosso attraverso l'uso di un doppio piano focale, consentendo di osservare a distanza ravvicinata Giove per capirne formazione, evoluzione, struttura.

La sonda continua e amplia le sue indagini, alla fine sarà distrutta per non contaminare Giove

In particolare, Jiram appartiene ad una famiglia di strumenti realizzati dal colosso dell'aerospazio Leonardo già da tempo collaudati su altre missioni spaziali internazionali come Rosetta e Venus Express di Esa e Dawn e Cassini della Nasa. L’evoluzione di questo strumento è a bordo della sonda BepiColombo, che è stata lanciata nel 2018 per studiare il pianeta Mercurio. La missione Juno, estesa ora fino al settembre 2025 o alla fine della sua vita, "non solo continuerà le osservazioni chiave di Giove, ma amplierà anche le sue indagini nel ben più vasto sistema gioviano con sorvoli pianificati e osservazioni mirate e ravvicinate delle lune Ganimede, Europa ed Io" spiegano Asi, Inaf e Sapienza. Inoltre Juno è la prima missione diretta su Giove a usare pannelli solari invece di generatori termoelettrici a radioisotopi.

La pianificazione iniziale di Juno prevedeva una fine missione a metà del 2021, dopo circa 4 anni e mezzo di osservazioni e la 34esima orbita polare intorno a Giove ma già dal 2020, il team di Juno guidato dal Principal Investigator Scott Bolton, ha avanzato una proposta per estendere la missione. Ora la Nasa ha accolto la richiesta e Juno potrà quindi, ufficialmente, continuare a studiare Giove ancora per oltre 4 anni. "In questa nuova vita -spiegano Asi, Inaf e Sapienza- la sonda percorrerà ulteriori 40 orbite, con cadenza bimensile, modificando la sua traiettoria in modo che le lune di Giove, Ganimede, Europa ed Io siano osservabili in dettaglio, grazie a diversi passaggi ravvicinati".

Juno si dedicherà, inoltre, allo studio degli anelli di plasma e di polveri, e, nella parte finale della sua vita, sarà posta in un'orbita tale che le permetterà di studiare da vicino il polo nord di Giove, dove ha già scoperto le strutture cicloniche regolari. Alla fine della sua vita, si prevede che la sonda Juno venga distrutta facendola precipitare sul pianeta Giove. Gli scienziati spiegano che ciò è necessario per evitare che incidentalmente possa schiantarsi su una delle lune ghiacciate del pianeta gigante e che così possa contaminarle.

Risultati missione frutto eccellenza comunità scientifica e industriale italiana

"Gli eccezionali risultati della missione Juno sono frutto dell’eccellenza delle comunità scientifica ed industriale italiana, coordinate da Asi" scandiscono Giuseppe Sindoni, responsabile Asi di progetto per Jiram, Catia Benedetto, responsabile Asi di progetto per KaT, e Christina Plainaki, Asi Project Scientist per Jiram. "L’estensione della missione permetterà di consolidare l’esperienza del nostro Paese anche sullo studio delle lune di Giove" e "ancora una volta Nasa e Asi collaborano in una missione memorabile alla ricerca delle origini del Sistema Solare" sottolineano gli esperti dell'Agenzia Spaziale Italiana. L'astrofisico e ricercatore Alessandro Mura dell'Inaf, responsabile scientifico di Jiram, nota che anche se Jiram è stato progettato principalmente per studiare l'atmosfera e le aurore gioviane, ha le performance ideali per studiare le lune di Giove, quando la sonda Juno si trova sufficientemente vicino ad una di esse" e che "questo nuovo profilo di missione permette di fare nuove scoperte scientifiche e aprire la strada alle future missioni, come Juice".

"La struttura interna di Giove è di cruciale importanza per conoscere i processi di formazione del pianeta e del sistema solare" spiega Luciano Iess dell'Università La Sapienza di Roma e Principal Investigator dello strumento di radioscienza KaT. Iess sottolinea che "purtroppo, ‘vedere’ all’interno di Giove, oltre lo strato di nubi, è possibile solo misurando forze che attraversano qualsiasi ostacolo, quali appunto la gravità" e che "questa è la funzione del KaT, lo strumento chiave per determinare la gravità del nucleo e dei vari strati che costituiscono il pianeta, grazie alla misura estremamente accurata delle accelerazioni che Juno subisce passando a distanza ravvicinata da Giove". "Il prolungamento della missione era atteso con ansia, perché -osserva infine Iess- renderà possibili nuove e importanti misure, tra cui quelle delle maree sollevate su Giove dalle quattro lune galileiane". (di Andreana d'Aquino)

Nella missione Juno è al lavoro anche un'eccellenza dello stabilimento toscano di Leonardo - la 'bussola' della missione - il sensore d’assetto Autonomous Star Tracker, che ha guidato la sonda per quasi 3 miliardi di chilometri verso l’orbita gioviana e che continuerà a fornire informazioni fondamentali per mantenere la rotta prestabilita. Con oltre 800 unità prodotte da Leonardo a Campi Bisenzio, la famiglia italiana di sensori di assetto multifunzionali - sensori di stelle, di Sole e di Terra – di cui il sensore a bordo di Juno fa parte, è attualmente a bordo delle principali missioni spaziali internazionali tra cui ExoMars, Copernicus, Galileo, Meteosat Third Generation, MetOp Second Generation, James Webb Space Telescope, Osiris-Rex e Insight.

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