E' il cibo il vero traino del turismo in Italia. Ben un terzo dei 73 miliardi di euro spesi nel 2013 durante le vacanze nel nostro Paese sono stati utilizzati per mangiare o acquistare alimenti tipici del made in Italy. Lo rileva un'analisi sull'impatto economico dei consumi turistici nel 2013 effettuata dall'Osservatorio sul turismo di Unioncamere e Isnart.
In particolare, gli acquisti di prodotti agroalimentari da parte dei turisti italiani e stranieri sono l'unica voce di spesa che non solo non ha conosciuto crisi, ma ha anzi registrato un incremento straordinario proprio in questi ultimi anni: 11,7 miliardi di euro nel 2013, +65,9% rispetto al 2008 e +14,1% rispetto al 2012. ''L'analisi conferma la tendenza da parte dei consumatori a ricercare la convenienza e il miglior rapporto prezzo/qualità per gli aspetti primari della vacanza, quali quelli dell'alloggio e ristorazione'', sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello.
''Questo consente ai visitatori del nostro Paese - rileva Dardanello - di poter dirottare parte della spesa prevista verso quegli aspetti più esperienziali della vacanza, legati ai prodotti agroalimentari, del sistema moda e dell'artigianato ed alla cultura e storia dei territori''.
Gli oltre 831 mln di presenze turistiche stimate per lo scorso anno (60,9% italiane e 39,1% straniere) hanno generato un impatto economico sul settore dell'alloggio e della ristorazione ma anche sugli altri comparti che compongono le principali voci di spesa dei turisti pari a 73 mld di euro. Rispetto al 2012, si registra una contrazione sia dei flussi (-3,9%), sia dei consumi (-2%), dovuta unicamente alla riduzione delle spese degli italiani (-3,9%), mentre quelle degli stranieri risultano in contenuto aumento (+0,7%).
Dei 73 mld di euro spesi dai turisti durante il soggiorno in Italia, il 39,9% è stato utilizzato nel settore dell'alloggio e della ristorazione e il restante 60,1% negli altri settori. In particolare: il 18,7% nelle attività ricreative e culturali, il 16,1% nell'agroalimentare, il 10,4% nelle altre industrie manifatturiere, il 10,4% nell'abbigliamento e calzature, il 2,3% nell'editoria e il 2,1% nei trasporti. Rispetto al 2012 diminuiscono i consumi della ristorazione (-15,1%) e dell'alloggio (-17,9%); aumentano invece le spese destinate all'abbigliamento e alle calzature (+15,1%), al settore agroalimentare (+14,1%) e alle attività ricreative (+4,9%).
Rispetto a quanto registrato nel 2008, quando il volume dei consumi turistici superava i 77 mld di euro, la complessiva diminuzione della spesa (-5,7%) ha investito tutti i comparti economici ad esclusione di quello agroalimentare, che cresce del 65,9% per un totale di oltre 11,7 mld di euro spesi dai turisti in negozi tipici e supermercati nei luoghi di vacanza.
La spesa pro-capite media al giorno dei turisti in Italia è stata pari a 47 euro per l'alloggio e a 75 per tutti gli altri acquisti effettuati sul territorio. A prescindere dalla tipologia di alloggio scelta (strutture ricettive piuttosto che abitazioni private), ovviamente i consumi agroalimentari sono la prima voce di spesa di quanti visitano il nostro Paese: il 67,5% infatti frequenta ristoranti e pizzerie (nei quali spende mediamente circa 16 euro a persona) e il 68,3% si intrattiene nei bar, caffè e pasticcerie (consumando circa 6 euro al giorno).
Una quota prossima alle precedenti, poi, acquista cibo e bevande nei supermercati e negozi (60,4% per 23 euro) mentre un ulteriore 32% dei visitatori sceglie di portare a casa, magari come ricordo dell'esperienza di viaggio, prodotti enogastronomici tipici (con una spesa di circa 10 euro pro-capite).
Se l'arrivo dei turisti ha quindi un significativo impatto sul settore della ristorazione e su quello agroalimentare, consistente è il beneficio che esso apporta anche ai fatturati del Sistema moda e all'artigianato. Il 34,3% di turisti che hanno effettuato una vacanza nel nostro Paese lo scorso anno (36,3% gli stranieri) ha infatti speso in media al giorno circa 17 euro per l'abbigliamento; il 17,5% (18,6% gli stranieri) ha speso 16 euro per le calzature; il 30,7%, infine, ha acquistato souvenir dal prezzo di 8 euro ed il 20,6% ha scelto prodotti dell'artigianato tipico (pagando 10 euro).
Tra le altre voci di spesa, figurano poi l'intrattenimento in cinema e discoteche (vi si sono dedicati il 32,6% dei visitatori spendendo mediamente 19 euro al giorno pro-capite), le spese culturali per l'ingresso a musei e monumenti (contemplate dal 19,7% dei turisti e stimate in 13 euro al giorno per persona) e spettacoli teatrali e concerti (17,3% per 8 euro).
Escludendo i costi di viaggio e quelli di alloggio, se la spesa media dei turisti italiani ha conosciuto nel 2013 un buon recupero rispetto al 2012 (72 euro pro-capite al giorno a fronte dei 67 dello scorso anno), ma è rimasta ancora al di sotto di quella del 2008 (81 euro), in sensibile aumento risulta invece quella degli stranieri: 78 euro al giorno, a fronte dei 69 del 2012 e dei 72 di 5 anni prima.
Includendo nel computo anche i costi sostenuti per l'alloggio, i più 'spendaccioni' nel 2013 sono stati i russi (149,48 euro pro-capite a fronte di una media di 102,33 euro) seguiti dai Giapponesi (122 euro), dagli Spagnoli (111,17), dai Britannici (105,14), dai Tedeschi (104,42) e dagli Statunitensi (102,34). Sotto la media, invece, Francesi (98,33), Svizzeri (96,57), Austriaci (95,48) e infine Olandesi (83,54).
Adusbef e Federconsumatori , commentando i dati che evidenziano ''un drammatico calo del consumo turistico'' chiedono di ''rilanciare il settore turistico per contribuire alla ripresa dell'economia''.