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Assegno unico universale, Isee e riforma: cosa cambia

08 aprile 2022 | 16.58
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Per i Consulenti del lavoro, "va a vantaggio fasce reddito più alte"

Assegno unico universale, Isee e riforma: cosa cambia

La riforma dell'assegno unico universale figli? Va a vantaggio delle fasce più alte di reddito. E' la conclusione a cui arriva, nell'approfondimento di oggi, la Fondazione studi dei consulenti del lavoro, mettendo a confronto 5 casi concreti: lavoratore dipendente con Isee di 6.400,00 euro, moglie a carico e 2 figli minori di 3 anni; convivente con Isee di 11.537,00 euro e un figlio maggiore di 3 anni; lavoratore dipendente con Isee di 24.900,00 euro, moglie a carico e 4 figli minorenni; madre separata con Isee di 15.298,00 euro, 2 figlie minorenni; dirigente con moglie a carico, 2 figli minorenni e un reddito pari a 98.258,00 euro.

Secondo i consulenti del lavoro "la determinazione dell’Isee familiare tiene conto, non solo della situazione reddituale che, sino ad oggi, ha caratterizzato tutte le forme di sostegno alla famiglia, ma anche della situazione patrimoniale (abitazioni, autovetture, giacenze medie dei conti correnti, assicurazioni ecc.,) che non necessariamente fotografa la ricchezza di un nucleo familiare. L’ Isee, infatti, anche in assenza di patrimoni elevati, di introiti ingenti da rendite o beni di lusso, almeno in fase di prima applicazione non è in grado di sostituire/integrare correttamente i “vecchi” sussidi a favore delle famiglie", sottolineano i consulenti del lavoro.

In conclusione, "gli unici a trarre benefici dalla nuova misura sembrano essere i nuclei in possesso di un Isee particolarmente basso (sotto la media) o le famiglie che, avendo redditi e Isee significativamente alti, in passato non hanno mai beneficiato di Anf. Il tutto è in parallelo con la riforma fiscale che, introdotta a gennaio 2022, ha modificato scaglioni, aliquote e valore della detrazione da lavoro dipendente e ha eliminato il trattamento integrativo previsto dal D.L. n. 21/2020 per i redditi superiori a 15.000,00 euro (salvo casi ben definiti)".

E quindi i professionisti sottolineano che "ci si chiede, quindi, se sia stato veramente opportuno eliminare misure che per anni hanno caratterizzato, su parametri di natura reddituale, i sussidi alle famiglie, sostituendole con un meccanismo complesso, difficile da comprendere, basato su informazioni che non sono in grado di misurare correttamente la ricchezza reale dei nuclei familiari con figli a carico. Una riforma organica della tassazione, e soprattutto dei correttivi legati alle situazioni personali e familiari, non può essere costruita a tavolino ignorando completamente le esigenze di semplicità e trasparenza".

"I correttivi -continuano i consulenti del lavoro- che purtroppo arriveranno, senza modificare l’impianto di base, sotto forma di 'clausole di salvaguardia' o 'detrazioni aggiuntive', non faranno altro che peggiorare ulteriormente la situazione, rendendo il meccanismo di calcolo farraginoso ed incomprensibile, obbligando il datore di lavoro e i consulenti del lavoro a nuovi sforzi per mantenere in vita, per ovvie ragioni di confronto, criteri di calcolo completamente diversi tra loro".

"Quelli analizzati in questo approfondimento -ribadiscono i consulenti del lavoro- sono solo cinque casi concreti della moltitudine di lavoratori che in questi giorni sta facendo i conti per capire quanto effettivamente sta percependo per il mese di marzo. Cinque casi che comunque fanno porre l'interrogativo: cui prodest questa riforma? La netta sensazione è che vada a vantaggio delle fasce più alte di reddito. E su questo tema va sottolineato un vero proprio paradosso. Se lo scopo era di non lasciare nessuno senza copertura, dando ampia tutela anche nel caso di assenza di modello Isee, lo stesso si può dire centrato particolarmente per i redditi altissimi", ribadiscono ancora i consulenti del lavoro. "Infatti, in base a queste regole anche chi si trova in questa agevolata condizione reddituale percepisce la misura minima di 50 euro al mese, cosa che ovviamente con le vecchie regole non sarebbe avvenuta".

Per i consulenti del lavoro "di positivo c'è che per la prima volta percepiscono assegno per figli minorenni i lavoratori autonomi, che ovviamente ne abbiano i requisiti Isee. E questo è un ottimo segnale di attenzione, forse il primo, per i lavoratori indipendenti che stanno pagando a carissimo prezzo la doppia criticità di pandemia e aumenti incontrollati di energia e materie prime. Insomma, una riforma tra luci e ombre, che deve ancora dimostrare tutto il suo potenziale sostegno alla genitorialità", aggiungono i consulenti del lavoro.

"Una riforma che in corso d’opera necessita di correttivi, necessari per evitare di penalizzare qualcuno. Correttivi che tengano in maggiore considerazione la conformazione delle famiglie italiane, per le quali l’abitazione di proprietà e i piccoli risparmi non sono sintomo di lusso e di ricchezza, ma solo di grandi sacrifici personali", concludono i consulenti del lavoro.

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