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Cuba: la stretta di mano fra Rodriguez e Kerry a Panama

10 aprile 2015 | 08.30
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La Casa Bianca conferma il colloquio tra presidente Usa e il leader cubano che hanno già avuto un colloquio telefonico mercoledì. Tra i due ministri degli Esteri, che hanno avuto un colloquio a Panama prima dell'inizio del vertice delle Americhe, "sono stati registrati progressi". E un sondaggio rivela: i cubani adorano Obama ma sono tiepidi su Fidel e Raul

La stretta di mano fra Rodriguez e Kerry a Panama - (foto dipartimento di Stato Usa)
La stretta di mano fra Rodriguez e Kerry a Panama - (foto dipartimento di Stato Usa)

Si terrà oggi l'atteso e storico incontro tra Barack Obama e Raul Castro. Lo ha confermato ieri Ben Rhodes, vice consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, parlando con i giornalisti al Summit delle Americhe in corso a Panama City. "Non abbiamo un incontro formale previsto ad un orario preciso, ma possiamo anticipare che vi sarà un colloquio domani", ha aggiunto.

I media americani avevano già annunciato il colloquio tra il presidente degli Stati Uniti ed il leader cubano che sono arrivati a Panama, a pochi minuti di distanza l'uno dall'altro, atterrando nella stessa base aerea, precisando che i due leader hanno avuto già un colloquio telefonico. Secondo fonti cubane, la conversazione è avvenuta dopo il loro arrivo a Panama, mentre la Casa Bianca ha chiarito che il colloquio è avvenuto "mercoledì, prima che il presidente Obama partisse da Washington".

L'ultima conversazione di cui è stata data notizia tra Obama e Castro risale allo scorso dicembre, poco prima dell'annuncio del disgelo tra i due storici nemici. In effetti i due leader si sono già incontrati di persona, e si sono scambiati una breve stretta di mano, nel 2013 in occasione dei funerali di Nelson Mandela in Sudafrica. Ma quello che si ritiene questa sera o domani prima della conclusione del vertice sarà il primo vero e proprio faccia a faccia tra i due leader.

Intanto ieri si sono incontrati i due ministri degli Esteri John Kerry e Bruno Rodriguez. Incontro storico in cui "sono stati registrati progressi" e in cui i due interlocutori "hanno concordato di risolvere le contraddizioni" che separano i due Paesi come ha riassunto in un tweet il dipartimento di stato.

L'ultimo incontro fra esponenti di alto livello dei governi dei due Paesi risale al 1959 (fra Fidel Castro e Richard Nixon) così come si preannuncia quello fra Raul Castro e Obama in programma a margine del vertice delle Americhe, il settimo ma il primo a cui prende parte Cuba, anche se la Casa Bianca lo descrive come una "interazione", più che un incontro bilaterale formale. Un sondaggio rivela: i cubani adorano Obama ma sono tiepidi su Fidel e Raul.

Il senatore democratico della Commissione esteri Ben Cardin ha reso noto che il dipartimento di stato ha deciso di raccomandare a Obama la rimozione di Cuba dalla lista dei paesi che sostengono il terrorismo (una misura in atto dal 1982), "un passo importante nei nostri sforzi per forgiare relazioni più fruttuose con Cuba", ha spiegato in una nota, la condizione per la ripresa dei rapporti diplomatici interrotti nel 1961.

Prendono parte al vertice delle Americhe i leader di 33 Paesi (hanno dato forfait la presidente del Cile e il premier della Repubblica dominicana). "Ci sono molte opportunità di conversazione per i leader", ha spiegato il Consigliere della Casa Bianca Ben Rhodes, senza precisare se queste possibilità investono, oltre che Raul Castro, anche il Presidente del Venezuale Nicolas Maduro, nel momento di grande tensione fra Washington e Caracas. Gli Stati Uniti avevano definito il Venezuela una "minaccia" alla sicurezza nazionale e il mese scorso hanno imposto sanzioni contro sette esponenti venezuelani accusati di abusi contro oppositori politici.

Obama ha poi precisato il contrario, che il Venezuela non è una minaccia per gli Stati Uniti, mentre il ministro degli Esteri venezuelano, Delcy Rodriguez incontrava a Caracas l'inviato della Casa Bianca, Thomas Shannon, per discutere proprio delle recenti tensioni tra i due Paesi. Maduro ha definito le parole del presidente americano come una "vittoria del popolo venezuelano", l'espressione del sostegno internazionale per la "rivoluzione socialista bolivariana" e una "opportunità che può aprire una nuova era" nei rapporti fra i due paesi.

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