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Da Gerusalemme al disarmo di Gaza, ecco il piano di Trump

28 gennaio 2020 | 22.38
LETTURA: 6 minuti

(Afp)
(Afp)

Da Gerusalemme capitale di Israele al disarmo della Striscia di Gaza, passando per i rifugiati, i confini, gli insediamenti e la gestione della sicurezza. Ecco i principali punti del cosiddetto 'Accordo del secolo' elaborato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per risolvere il conflitto israelo-palestinese.

- GERUSALEMME: La proposta di Trump prevede che Gerusalemme sia la capitale "indivisibile" di Israele. La capitale del futuro Stato di Palestina viene invece individuata nella sezione di Gerusalemme est situata nelle aree orientali e settentrionali dell'attuale barriera di sicurezza. Tra queste aree, il documento cita Kafr Aqab, la parte orientale di Shuafat e Abu Dis, aggiungendo che "potrebbero essere chiamati al-Quds (nome di Gerusalemme in arabo) o con qualsiasi altro nome determinato dallo Stato della Palestina".

Il documento afferma anche che "i residenti arabi della capitale di Israele, Gerusalemme, tra le linee dell'armistizio del 1949 e all'interno della barriera di sicurezza" possono scegliere se essere cittadini di Israele, della Palestina o mantenere lo status di residente permanente in Israele''. L''Accordo del secolo' afferma poi che Gerusalemme deve essere riconosciuta a livello internazionale come la capitale di Israele, mentre al-Quds lo deve essere altrettanto come capitale della Palestina, e qui Washington aprirà un'ambasciata.

- FRONTIERE: Secondo Trump, la delimitazione delle frontiere impedirebbe il trasferimento forzato della popolazione, risponderebbe ai "bisogni di sicurezza" di Israele e garantirebbe una "espansione territoriale" ai palestinesi attraverso territori nel deserto del Negev che corrisponderebbero a un territorio analogo in dimensioni "a quello che controllavano prima del 1967''. Circa il 97 per cento degli israeliani negli insediamenti in Cisgiordania rimarrebbero nel territorio israeliano adiacente, una cifra simile di palestinesi in Cisgiordania rimarrebbero in territorio palestinese.

La popolazione palestinese nelle enclavi all'interno del territorio israeliano avrebbe la possibilità di rimanere, a meno che non decidano diversamente. Le enclavi e le vie d'accesso rimarrebbero nelle mani delle autorità israeliane. La popolazione israeliana nelle enclavi in territorio palestinese potrebbe allo stesso modo rimanere, a meno che non scelgano diversamente, e mantenere la cittadinanza. A Israele viene quindi riconosciuta la sovranità della Valle del Giordano, con l'impegno di negoziare con il governo palestinese un accordo in modo che le aziende agricole possedute dai palestinesi possano continuare a operare con le licenze israeliane.

Il sistema di attraversamento delle frontiere prevederà inoltre che tutte le persone e le merci che passeranno attraverso lo Stato di Palestina saranno sorvegliate da Israele, che può autorizzare o negare l'accesso. Israele sarebbe anche responsabile della sicurezza ai valichi internazionali e, nel caso di Rafah al confine con l'Egitto, verrebbero presi in considerazione accordi specifici con il Cairo. Inoltre, Israele manterrebbe il controllo dello spazio aereo e dello spettro elettromagnetico a ovest del fiume Giordano, mentre la Marina israeliana potrebbe bloccare la consegna di "armi e materiali per la fabbricazione di materiali nello Stato della Palestina, compresa Gaza". Israele manterrebbe così la sovranità delle acque territoriali.

- INSEDIAMENTI: Gli insediamenti esistenti in Cisgiordania verrebbero incorporati nello stato di Israele, che si impegnerebbe a non costruirne di nuovi, espandere quelli esistenti o approvare piani di costruzione in aree che faranno parte dello stato di Palestina. Israele non demolirà le strutture esistenti, ma ci sarà una moratoria che però non includerà "costruzioni illegali" o quelle che "comportano un rischio per la sicurezza, come stabilito dallo Stato di Israele".

- RIFUGIATI: L'accordo sottolinea che i paesi della regione hanno una "responsabilità morale di integrare" i rifugiati palestinesi e nega che Israele debba consentire il loro ritorno nei territori da cui sono stati espulsi. A questo proposito, indica che il diritto al ritorno dei rifugiati "non è mai stato realistico" e aggiunge che "rifugiati ebrei fuggiti da paesi arabi e musulmani" si stabilirono in Israele. "Israele merita un risarcimento per i costi di assorbimento dei rifugiati ebrei da quei paesi", sostiene. I rifugiati palestinesi potrebbero scegliere se trasferirsi nello Stato di Palestina, con limitazioni, integrarsi nei paesi ospitanti o beneficiare di un piano per il trasferimento di cinquemila rifugiati all'anno, per dieci anni, nei Paesi che fanno parte dell'Organizzazione per la cooperazione islamica (Oci).

In seguito alla firma dell'accordo di pace, lo status di rifugiato palestinese cesserebbe di esistere e il mandato dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi in Medio Oriente (Unrwa) terminerebbe, con i suoi poteri trasferiti ai governi competenti.

- SICUREZZA: L'accordo sottolinea che le parti devono essere in grado di affrontare le "sfide alla sicurezza" e prevede uno "stretto coordinamento" tra Israele, Palestina, Giordania ed Egitto, sebbene sottolinei che lo Stato palestinese deve essere completamente smilitarizzato. In questo modo, sottolinea che "ogni paese spende una somma di denaro molto significativa per la sua difesa contro le minacce esterne" e sottolinea che "la Palestina non avrebbe questo onere, che sarebbe assunto dallo Stato di Israele". A sua volta, Israele manterrebbe una "responsabilità di sicurezza predominante" dello Stato di Palestina, con le forze palestinesi come uniche responsabili della sicurezza interna, della lotta al terrorismo, della sicurezza delle frontiere e della risposta alle catastrofi, purché non violi il suo status demilitarizzato o abroghi la "responsabilità di sicurezza" di Israele.

La proposta indica che Israele manterrebbe "almeno una stazione di allarme" nello Stato della Palestina, gestita dalle forze di sicurezza israeliane e con accesso "ininterrotto" alle autorità israeliane, mentre Israele potrebbe usare droni e altre attrezzature "per scopi di sicurezza". La Palestina, inoltre, non potrà firmare accordi militari, di intelligence o di sicurezza con alcuno Stato o organizzazione che "influenzi negativamente la sicurezza di Israele", né sarà in grado di sviluppare capacità "militari o paramilitari" all'interno o all'esterno del suo territorio. Allo stesso modo non potrà unirsi alle organizzazioni internazionali senza il consenso di Israele e dovrà ritirare le sue azioni legali contro Israele, gli Stati Uniti e i cittadini di questi paesi davanti alla Corte penale internazionale o qualsiasi altro tribunale.

Pertanto, la Palestina non potrebbe avere "capacità che possano minacciare lo Stato di Israele", mentre Israele avrebbe il diritto di "smantellare o distruggere" le strutture utilizzate per produrre armi o per "scopi ostili", nonché di adottare misure di sicurezza per mantenere la Palestina "smilitarizzata".

- HAMAS: L'accordo afferma che gli Stati Uniti "non si aspettano che Israele negozi con alcun governo palestinese che includa membri di Hamas, della Jihad islamica e gruppi associati", a meno che non accettino in modo chiaro ed esplicito la non violenza e riconoscano lo Stato di Israele. Allo stesso modo, Israele sarebbe impegnato nell'accordo di pace "solo" se l'Autorità palestinese o un altro organo accettabile per Israele avesse il pieno controllo di Gaza, le milizie fossero disarmate e la Striscia di Gaza fosse smilitarizzata.

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