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Usa: Ferguson, Anonymous contro il Ku Klux Klan che minaccia dimostranti

18 novembre 2014 | 15.45
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Mentre continua a salire la tensione nella cittadina del Missouri, dove si attende la decisione del grand jury sull'incriminazione dell'agente bianco che ad agosto uccise Michael Brown, il collettivo digitale smaschera i membri locali del clan razzista che avevano minacciato uso della forza letale contro i dimostranti. Il governatore ha dichiarato stato di emergenza e mobilitato Guardia Nazionale.

(Foto Infophoto)
(Foto Infophoto)

Anonymous contro il Ku Klux Klan dopo le minacce rivolte dagli 'incappucciati' razzisti contro i dimostranti di Ferguson. Accompagnati dall'hashtag #OpKKK (OperazioneKKK), gli attivisti con la maschera di Guy Fawkes hanno violato gli account twitter del clan razzista, postando un fotomontaggio che mostra uno dei membri dell'organizzazione mentre viene linciato.

L'attacco digitale ha messo fuori uso i siti collegati al famigerato gruppo razzista e suprematista americano. Ma Anonymous non si è accontentato e in una seconda fase definita #HoodsOff ('giù il cappuccio') ha diffuso in rete l'identità dei membri del KKK della zona di St. Louis, dove si trova Ferguson cittadina teatro la scorsa estate dei violenti scontri razziali dopo l'uccisione da parte di un agente bianco di Michael Brown, 18enne afroamericano disarmato.

Il collettivo digitale ha voluto così punire il KKK che nei giorni scorsi ha invitato ad usare "la forza letale" contro i dimostranti a Ferguson che chiedono che l'agente Darren Wilson sia incriminato. Proprio in questi giorni si attende la decisione in proposito del grand jury e la tensione e la preoccupazione cresce di ora in ora, tanto che la notte scorsa il governatore del Missouri, Jay Nixon, ha dichiarato lo stato di emergenza come precauzione in caso di scoppio di nuovi scontri ed ha già deciso che non sarà la polizia di Ferguson a gestire le eventuali proteste, o addirittura rivolte, ma il dipartimento della contea di St. Louis che sarà affiancato addirittura dalla Guardia Nazionale.

Intanto, nonostante le temperature sotto zero, attivisti continuano a marciare nell'area dove si trovano gli uffici dei procuratori di Ferguson per chiedere l'incriminazione di Darren Wilson. In effetti viene considerato molto improbabile che il grand jury decida di procedere nei confronti del poliziotto e da settimane gli attivisti stanno preparando azioni di disobbedienza civile per portare avanti massicce proteste.

E, ad aumentare tensione e preoccupazione, sono arrivati i volantini della sezione del Missouri del Ku Klux Klan sta distribuendo volantini in cui invita all'uso della "forza letale" nel caso di nuove proteste. Il volantino dei Traditionalist American Knights of the Ku Klux Klan, la famigerata organizzazione razzista e suprematista bianca, avvisa infatti che i dimostranti rischiano di "svegliare un gigante che dorme". Le vendite di armi sono alle stelle in tutta l'area di Ferguson, scrive il Washington Post citando Steve King, proprietario di un negozio di armi che nel weekend ha venduto 225-250 armi, con un picco rispetto alla media di 30-40 nei weekend precedenti. "Sicuro al 100 per cento che le comprano per Ferguson - ha detto - queste persone hanno paura, le nostre classi per imparare l'uso delle armi sono prenotate fino all'inizio del prossimo anno".

E la situazione a Ferguson, dove in questi mesi nonostante il ritorno alla normalità la mobilitazione e le proteste sono state ininterrotte, preoccupa molto le autorità federali se nei giorni scorsi, come hanno rivelato i media americani, l'Fbi ha diffuso un'informativa in cui si avvisa del rischio che "l'annuncio della decisione del grand jury possa con ogni probabilità sfruttata da individui per giustificare minacce e attacchi contro le forze dell'ordine e infrastrutture". Non vengono citate specifiche minacce, ma si esortano tutte le agenzie preposte alla pubblica sicurezza alla massima vigilanza.

Il governatore Nixon è stato più specifico nel parlare della "possibilità di rivolte diffuse", sottolineando che bisogna tutelare il diritto di manifestare e protestare ma anche quello dei cittadini e dei proprietari di attività commerciali di essere protetti dalla violenza. "Questa è l'America - ha detto - la gente ha il diritto di esprimere per proprie opinioni e protestare, ma non hanno il diritto di mettere gli altri cittadini e le loro proprietà in pericolo. La violenza non sarà tollerata".

Durante le proteste della scorsa estate vi sono stati saccheggi di negozi, centinaia di arresti, l'inizio dell'anno scolastico è stato rimandato e Ferguson è diventato il simbolo delle divisioni razziali e sociali in America. Nel timore di una replica degli scontri, la Guardia Nazionale sarà quindi inviata a Ferguson anche se con un ruolo subordinato e di sostegno rispetto alla polizia di St. Louis. Il sindaco della città ha comunque precisato che non è stato deciso ancora in che modo, eventualmente, verranno utilizzati i militari ma che sarà importante avere la "loro visibilità e deterrenza".

La decisione di fatto 'commissaria' la polizia locale che era finita sotto accusa la scorsa estate per il modo in cui aveva gestito l'intera vicenda, cercando di esonerare sin dall'inizio da ogni responsabilità l'agente che aveva sparato, Darren Wilson, e poi rispondendo in modo estremamente violento e militarizzato alle proteste scoppiate. Tanto che già allora il governatore prima e poi le autorità federali - quando l'incendio razziale scoppiato a Ferguson rischiava di dilagare in tutto il Paese davanti alle telecamere di tutto il mondo - erano intervenute per limitare l'autorità della polizia locale.

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