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G7, il dossier italiano portato negli Usa: Ucraina priorità dell'agenda

30 dicembre 2023 | 19.50
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Guerra in Ucraina (Afp)
Guerra in Ucraina (Afp)

La presidenza italiana del G7 è di fatto già iniziata e Washington ha fatto sapere che sarà ''fondamentale'' mantenere l’Ucraina ''tra le priorità dell’agenda''. Lo ricorda Francesco Verderami in un articolo del Corriere della Sera, dove spiega che ''una delegazione della Farnesina è volata negli Stati Uniti a illustrare le linee guida del dossier''. In merito alla crisi ucraina negli Usa sono convinti, scrive Verderami, che non ci siano margini per trattative diplomatiche, perché la Russia vorrà proseguire lo sforzo bellico «almeno per il prossimo anno», puntando anche su un esito del voto negli Usa che «veda prevalere le tendenze più isolazioniste». E siccome «Putin è convinto di sopravvivere a noi», nei mesi a venire sarà necessario «intensificare l’assistenza sul piano militare» a favore dell’Ucraina. Per questo il G7, secondo Washington, sarà «essenziale» per mobilitare il massimo impegno politico e finanziario, utile a «esercitare pressione» su Mosca.

''Le preoccupazioni americane emerse durante gli incontri, sia sui problemi interni sia sulle tensioni in Europa, hanno fatto da sfondo agli obiettivi posti in risalto'', scrive Verderami sottolineando la necessità di ''rassicurare la popolazione ucraina, la cui «resilienza inizia a mostrare segni di fatica». Ma c’è anche il fronte geo-politico da gestire, dopo lo scoppio della guerra in Medio Oriente''. In questo senso, aggiunge, il Dipartimento di Stato ha ribadito che il conflitto tra Israele e Hamas «non può far mutare atteggiamento» verso Kiev, perché le due crisi sono «di natura dire «un processo trasformativo delle proprie istituzioni e della propria economia». In questo contesto si inserisce il piano di ricostruzione dell’Ucraina, che è al centro dell’agenda della presidenza italiana del G7: una mission che il governo intende proiettare nel 2025, con l’organizzazione a Roma della Ukraine recovery conference. Anche su questo punto però non mancano le difficoltà. Gli Stati Uniti chiedono riforme agli ucraini nella lotta alla «endemica» corruzione interna e nell’istituzione di meccanismi che impediscano la formazione di nuove oligarchie. Ma le autorità di Kiev «mostrano resistenze» sul timing che è stato loro proposto e chiedono di poterlo diluire.

L’aspettativa di Washington è che il Piano di ricostruzione passi allora in maniera ancor più stringente attraverso la Multy-Agency Donor Coordination Platform, istituita un anno fa con lo scopo di indirizzare le risorse: in questa Piattaforma dovrà essere garantita la centralità dei Paesi del G7. Ed è chiaro il motivo per cui dovranno essere evitate «duplicazioni». Specie se si intendono mobilitare investimenti privati nei settori strategici. In quello della Difesa, che in prospettiva potrebbe trasformare Kiev in un fornitore di armamenti per i tradizionali partner di Mosca, spiazzando la concorrenza russa. E in quello dell’Energia, in vista della «triplicazione» della produzione nucleare dell’Ucraina entro il 2050. È un punto dell’agenda a cui gli Usa guardano con favore, auspicando la collaborazione tra aziende italiane e americane.

I fondi privati saranno decisivi per il futuro ucraino. Per comprenderlo, basta annotare la «preoccupazione» espressa alla missione italiana dai rappresentanti del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale: solo per il 2024 c’è uno scarto di «almeno 20 miliardi di dollari» tra le risorse disponibili e il fabbisogno di Kiev. Il report consegnato al governo dalla delegazione diplomatica spiega con crudezza come l’anno che verrà «sarà cruciale» per le sorti del conflitto, le aspettative ucraine e le opinioni pubbliche occidentali. Gli Usa nutrono «forti aspettative» verso Roma.

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